da che mondo è mondo…

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Ha vinto l’Oscar per Shakespeare in love. Ma moltissimi dei film che ha prodotto sono belli e hanno segnato la storia del cinema: Gangs of New York, Big eyes, The readers, Pulp fiction.
Le foto lo ritraggono sovrappeso, rassicurante col suo faccione esagerato.
Da sempre lavora nel mondo dello spettacolo. E ci lavora bene.
Da sempre abusa delle attrici che gli presentano. Passare tra le sue grinfie è stato quasi un pedaggio obbligato per poter iniziare o progredire nella carriera.
Vuoi una comparsata? Passa nel mio ufficio e vediamo che si può fare.
Vuoi che dia un’occhiata ai tuoi provini? Prima devi farne uno speciale con me.
Qualche anno fa alla serata degli Oscar il presentatore di turno disse alle cinque finaliste come attrici non protagoniste: “Ragazze, state tranquille! Da oggi in poi non dovrete più chiedere niente a Weinstein” . Tutti hanno riso, dunque tutti sapevano.
“Un maledetto porco”, qualcuno lo avrà definito così. Ma è consuetudine nel mondo dello spettacolo, no? Le ragazze “ci stanno”, “farebbero qualunque cosa per avere una parte”. Si offre il proprio corpo a chi ha potere per ottenere un lavoro. Succede solo nel mondo dello spettacolo statunitense? No davvero. Anche se fosse circoscritto a quella zona del mondo o a quel settore specifico, sarebbe una disgrazia, ma purtroppo non è solo lì che si svolge questo mercimonio.

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“Da che mondo è mondo è sempre stato così!” dirà qualcuno. Certo, è vero, però… “Da che mondo è mondo i “negri” hanno sempre lavorato nelle piantagioni e non hanno mai avuto voce in capitolo”, dicevano gli schiavisti. “Da che mondo è mondo i nobili hanno mangiato brioches e i poveri niente”, diceva (più o meno) Maria Antonietta. “Da che mondo è mondo i signori delle terre hanno avuto lo jus primae noctis”, dicevano (più o meno) le madri contadine addolorate alle figlie vergini il giorno prima delle nozze.
Tutti questi “da che mondo è mondo” fortunatamente sono poi cambiati, e ci è sembrato – dopo – aberrante che fossero successe cose del genere.
Ora siamo a una svolta per le donne. È finalmente arrivato il momento di smettere di dire “da che mondo è mondo” e lasciare che tutto resti com’è.
Non è giusto, non è pensabile, è immorale e anche e soprattutto disumano che una donna sia costretta dai costumi, dalla tradizione o dall’abitudine mentale – a pensare di essere un pezzo di carne utile a soddisfare i bisogni sessuali di uno che ha il potere di imporle le proprie voglie.
Che quelle ragazze – alcune attrici ormai famose – siano passate per le mani del produttore è una vergogna grande, non certo per le ragazze in questione, ma in primis per Harvey Weinstein (ma lui non è che uno tra i tanti) e per tutti quelli che l’hanno coperto. E poi per tutta la società che lascia correre sotto silenzio abusi costanti dei più forti contro più deboli.
“E che, se ne escono tutte adesso le attrici – la nostra Asia Argento compresa -?”, qualcuno ha detto con scherno o riprovazione, “Potevano dirlo subito!” E credete che sia semplice? Il meccanismo è sempre lo stesso: l’abusatore manipola la vittima fino a farla sentire colpevole. Ed è così che la vittima si ritrae e si chiede che cosa ha messo in atto per provocare quell’abuso. E poi c’è la paura, e c’è la consapevolezza che non sarai creduta, e che comunque in fondo non è niente di grave, “è la norma…da che mondo è mondo”.
Che poi le donne “se ne approfittino”, come si dice abitualmente, è un effetto secondario perché resta comunque terribile che una ragazza che voglia avere un lavoro qualsiasi – come attrice a Hollywood o come assistente all’Università, come commessa da Oviesse o come stagionale nei campi -, debba pensare di poterlo ottenere solo decidendo di subire nella migliore delle ipotesi le avances del capo di turno. E però è successo a tante, molte di più di quante si possa pensare. C’è chi è stata più fortunata e ha potuto o saputo glissare senza cedere un millimetro della propia dignità e soprattutto del proprio corpo, c’è chi non ce l’ha fatta. E ha portato con sé l’onta, il dolore, la rabbia del sopruso indicibile.
Perché alla fin fine la cosa più importante è ricordarsi che il sesso non può essere consumo né merce di scambio. Forse se riformassimo completamente tutto quello che ci gira intorno, i credi scientifici stantii (l’uomo ha pulsioni diverse dalle donne. Ma chi l’ha detto?), le tradizioni aberranti (il corpo delle donne come merce, l’abitudine millenaria a torturare il corpo delle donne per farlo apparire appetibile agli uomini), l’educazione a soccombere per paura, qualcosa potrebbe cambiare.
Ci vorranno secoli e secoli, ma è buona cosa cominciare anche da qui a rivoluzionare il mondo.