Le radici da tagliare

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Torno a parlare di donne alle donne e agli uomini di buona volontà. Tre recenti notizie di cronaca sollecitano questa riflessione.
La prima racconta di Farah, una ragazza pakistana di diciannove anni, residente da tempo in Italia. Farah ha una storia d’amore con un compagno di scuola, un ragazzo di origini pakistane, adottato in Italia. La famiglia di lei non vuole commistioni: evidentemente non basta avere la stessa provenienza. Farah subisce pressioni e maltrattamenti dal padre, si rivolge al Progetto Petra e sta in casa famiglia per un po’. Poi però rientra a casa, le cose sembrano essersi sistemate, ma lei è incinta. Lo sanno tutti se a scuola pensano di autorizzarla a sostenere la maturità in anticipo, visto che il parto è previsto per le date dell’esame. Ma si sposa il fratello in Pakistan, quindi tutta la famiglia parte. Dal 9 gennaio Farah viene risucchiata nel nulla, pochi messaggi whatsapp in cui a un certo punto racconta alle amiche e al suo ragazzo di essere tenuta sotto controllo da madre e sorella e poi addirittura costretta ad abortire contro la sua volontà.
La seconda notizia è di tutt’altro tenore: a San Paolo del Brasile è stato inventato un vestito con dei sensori che registrano i palpeggiamenti. Il vestito è stato indossato da tre ragazze che sono poi andate in un locale dove si beve e si balla. Gli abiti hanno registrato maneggiamenti del loro corpo in una quantità incredibile: ognuna di loro è stata fatta oggetto di indesiderati palpeggiamenti per 43 volte ogni ora. I molestatori non si sono scusati, hanno solo detto che le donne sono “esagerate”, e che solo per ballare e bere gli uomini non escono, a loro piace toccare.
C’è poi la terza notizia di cronaca: in un casolare del foggiano sono state trovate una decina di ragazze dell’est ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi. Arrestati cinque cittadini bulgari e un italiano di 73 anni.
Sono storie completamente diverse, però sono tutti esempi della stessa cosa: la considerazione che si ha delle donne nel mondo – non in Pakistan solamente, non solamente in Brasile o nel foggiano, no, nel mondo intero.
E allora ogni tanto è bene ricordare ai probi e onesti cittadini di tutti i sessi, come stanno le cose: il corpo delle donne è considerato un possesso non esclusivo di colei che lo occupa, ma oggetto di tutti, che sia oggetto di possesso per religione, per tradizione o per amore, cambia nelle sfumature, ma la sostanza resta la stessa.
Gli aguzzini delle ragazze del lager foggiano sono delinquenti e malfattori – donne o uomini che siano – ma delinquenti e malfattori sono anche gli “utilizzatori finali”, come si diceva un tempo non troppo lontano, nei casi politici che ricordiamo. E se non vogliamo chiamarli delinquenti e malfattori, perché non hanno inventato loro la prostituzione, diciamo pure che sono vittime anche loro di un sistema che va radicalmente cambiato, tagliato alla radice quel pensiero.

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Così come va cambiato il pensiero che una figlia debba essere privata della facoltà di decidere della propria vita e del proprio corpo, come Farah, o che una donna non abbia il diritto di uscire la sera a divertirsi, ma debba stare sempre sul chi va là per evitare abusi.
Tutto questo va cambiato radicalmente, ma niente si taglia alla radice senza creare scompensi. Allora è forse giunta l’ora di creare scompensi anche forti perché nasca una nuova consapevolezza. Perché lo sdegno che proviamo per la vicenda di Farah, che oggi risulta lontana dal nostro pensare, diventi forte come lo sdegno per le ragazzine bianche o nere che vediamo sul ciglio della strada, adescate da vecchi o giovani bellimbusti nostrani che non hanno il coraggio di cambiare. Perché sia anche uguale allo sdegno che proviamo per gli uomini che toccano in autobus o in discoteca le ragazze aspettandosi che ci stiano, e insegni – il nostro sdegno – alle ragazzine che giocano a fare le donne, fingendosi Lolite volitive e pronte a tutto, che non è quello l’unico modello, che ce ne sono altri, più giusti, più consoni, più sani, per conquistarsi un posto nel mondo.
Se noi tutti, uomini e donne adulti, aiutiamo il cambiamento.