Don Giovanni di Molière al teatro Argentina

Il regista Valerio Binasco, propone il Don Giovanni di Molière con una sua originale e di forte impatto rivisitazione che all’inizio può disorientare lo spettatore, pur aderendo fedelmente al testo.
Attraverso la rivoluzionaria rivisitazione di Binasco, il libertino di Molière, così bene interpretato da Gianluca Gobbi è un delinquente, un violento eroe criminale, non un borghese raffinato, colto e cerebrale come la tradizione letteraria ci ha insegnato.
Qui, assistiamo alle gesta di un uomo senz’anima, privo di principi morali, che non teme di portare avanti la sua sfida contro Dio, attraverso comportamenti criminali privi di coscienza e movimenti introspettivi.
Qui il gioco della seduzione è privo di delicatezza bensì violento, spregiudicato, omicida senza pietà, blasfemo, sprezzante, osceno, sconcio. Così bene rappresentato dalla prima scena che si apre con un interno sporco, cadente, disordinato e logoro come l’anima del personaggio che vi abita.
Un uomo terribilmente rozzo, vestito di pelle ed anfibi che urla sulla scena la sua ossessiva ricerca di libertà, la povertà dell’esistenza umana, noncurante del dolore che provoca.
Uomo grosso, fisicamente e catterialmente ingombrante, eccessivamente esuberante, violento.
L’unica voce di umanità e coscienza è quella del fedele servo Sganarello, interpretato con particolare bravura e maestria da Sergio Romano, a rappresentare i principi della religione e della fede. Una voce che all’interno di un rapporto fatto di complicità, timore e disprezzo non riesce a porre un freno alla violenta, spregiudicata ed incontrollata vitalità criminale e blasfema del suo padrone che vedrà morire, condannandosi egli stesso alla solitudine tra le braccia della morte.
E su tutto, ad assistere, silenziosa, una luna enorme, ed una madonna in penombra che poco si scorge.
Uno spettacolo che vale la pena vedere.