Che lettore sei? I viaggi del libro

Qualche anno fa Daniel Pennac scrisse un saggio breve, interessante e semplice che s’intitolava “Come un romanzo”, nel quale suggeriva una lista di consigli, affinché la lettura fosse impostata sulla libertà di scelta, guidata dal piacere e soprattutto salvaguardata dai sensi di colpa.
Pennac è stato professore in un liceo parigino, quindi pativa all’idea che i giovani fossero disamorati alla lettura e ha cercato di indicar loro la strada giusta per scoprire la meraviglia che sta dietro l’universo libro.
E tu che tipo di lettrice/lettore sei? Compulsivo, seriale, intuitivo, sagace, saltuario, impulsivo o fedele a oltranza?
Se è vero che in Italia i lettori sono pochi, ci sono però decine di gruppi di lettura, club del libro, circoli culturali in ogni città e le librerie sono più frequentate di un tempo. E se stai leggendo qui, vuol dire che hai dimestichezza con la lettura tout court. Ma come, cosa e quando leggi?
Io prediligo i romanzi e la maggior parte di quelli che leggo, li leggo in versione e-book. Il libro di carta, sebbene mi piaccia come oggetto da toccare annusare o anche semplicemente guardare, mi resta scomodo. Portare in giro nella tasca del cappotto, nella borsa o in mano un oggetto delle dimensioni di un quaderno è una pacchia, soprattutto perché dentro quel quaderno sono contenuti centinaia di titoli, una biblioteca che, fosse fatta di carta, occuperebbe intere pareti di casa. E questo è uno dei maggiori vantaggi del lettore e-book. Oltre a quelli più tecnici di poter leggere al buio, usando la luce incorporata nel dispositivo, ingrandire o rimpicciolire le lettere, mettere note o evidenziare e ritrovare i passi segnati con un semplice click.
Però, oltre ai pro ci sono anche alcuni contro e mi sembrano tutti di natura sociale: come la maggior parte dei devices, anche il lettore e-book ci lascia un po’ più soli, fingendo di tenerci uniti. Infatti il kindle, o kobo che sia, non è un oggetto che si presta facilmente, perché là dentro ci sono i tuoi libri e come non permetteresti a nessuno di gozzovigliare in casa tua svuotandoti il frigorifero, così non ce la fai a consegnare a un richiedente – fosse anche un parente vicino – tutti i tuoi titoli in una volta sola. Insomma, con il lettore e-book finisci per non condividere le letture. Puoi consigliare un titolo, ma non dare brevi manu il libro e dire quella frase che da bambina mi lasciava assai perplessa, fino a che non ne ho capito il significato: “Mi raccomando! Si chiama Pietro…”.

Però non tutte le pubblicazioni hanno una versione e-book e spesso mi piace ritornare alla pagina di carta, anzi, se ho tempo, prendo libri in prestito in biblioteca. Lo fanno sempre più persone, e il libro così ha più vite. Se usufruisci dei prestiti bibliotecari, puoi anche scoprire vizi e manie dei lettori che ti hanno preceduto: sottolineature, orecchie agli angoli dei fogli, note, parentesi graffe o tonde ai margini, una serie di segni inequivocabili dei sentimenti provati alla lettura, fino ad arrivare al segno deturpante per eccellenza: l’alone della tazzina da caffè sulla copertina. Quei libri così vissuti mi piacciono, ma hanno un difetto: mi portano lontano dalla lettura, perché mentre le frasi e i concetti scorrono sotto i miei occhi, la fantasia mi trascina a pensare a chi ha avuto tra le mani il libro prima di me e ha letto quelle stesse pagine che sto leggendo io. E così, invece di entrare nella trama del romanzo, mi perdo nella creazione fantastica – ma, capiamoci, basata su una seria detection condotta con metodi scientifici a partire dall’analisi di tracce concrete! – della persona, delle diverse persone che hanno letto il volume prima che io lo prendessi in prestito. Trasformo quelle persone in personaggi, come se scrivessi una storia nuova a margine di quella che sto leggendo nel libro.
Quanti viaggi fa (e fa fare) un libro!