Misoginia con questionario

Mala tempora currunt, dicevano i nostri progenitori, corrono brutti tempi! Da sempre io aggiungo “sed currunt”… Ovvero, saranno anche tempi brutti, ma se ne vanno, passano.
Un’ottica rosa, nell’accezione di “ottimista”. Mala tempora currunt però soprattutto per le donne, se, come sappiamo tutti, quando si vive un periodo difficile, le prime a farne le spese sono le donne. Ora però la questione sembra assai più delicata. Non si tratta della solita mannaia socioeconomica che diminuisce le paghe, le assunzioni, la possibilità di carriera delle donne, no, qui si è scoperta una sorta di misoginia innata nel paese Italia, che non solo si sveglia da settimane un po’ più razzista, un po’ più fascista, assai meno gentile e tanto tanto più arrabbiato, no, si sveglia anche odiando le donne.

Purtroppo lo dice la cronaca nera, e poi lo dicono in tanti, persino Natalia Aspesi (La Repubblica, 20 marzo 2019) che dall’osservatorio della sua rubrica del Venerdì, lamenta e denuncia un inasprimento dei sentimenti contro le donne. Dopo aver sdoganato la maleducazione pubblica, l’ignoranza becera, il razzismo, si è giunti dunque alla misoginia…. Ma a dire il vero un pizzico di misoginia c’è sempre stata nell’italiano medio che sotto sotto pensa: “Che vorranno mai queste donne? Come si permettono di alzare la testa? Non è bastato tutto quello che hanno già ottenuto?”. E, attenzione, questo pensiero non è solo dei maschi, è anche delle femmine, che pensano che ci si possa accontentare delle conquiste sociali, o tendono a proteggere chi viene dopo di loro, per paura di ritorsioni.
Quante volte- e parlo alle donne – nelle conversazioni più banali vi è capitato di sentirvi apostrofare con un beffardo: “Avete voluto la parità? E adesso che pretendete?”. Vorrei dire chiaramente che la parità, perlomeno quella vera, non di facciata, quella sostanziale, non l’abbiamo avuta, abbiamo fatto tanti passi avanti, ma diritti e doveri non sono gli stessi per uomini e donne in Italia. Eppure costruiamo case, lavoriamo nei cantieri, stiamo alla catena di montaggio, guidiamo treni e autobus, aerei e navi, come gli uomini. In più, a volte, siamo madri, sorelle, figlie, mogli, compagne accudenti, perché – si dice – questa è la nostra natura. Che cosa si vuole di più dalle donne, che spesso – ob torto collo – si sorbiscono dagli uomini chiacchiere odiose, insulti velati da complimenti, molestie e altre simili amenità? Da dove deriva quest’astio? Non sarà che da tanto tempo alle donne stanno sempre più strette certe modalità di approccio che fino a ieri sono state la norma? E magari esprimono il loro malcontento in maniera “eccessiva”, brutale, chiara, netta? E non sarà che gli uomini non possono sopportare questa modalità che è però mutuata dal modo maschile, autoritario e assertivo? Forse mi sbaglio. Forse è banale il pensiero che per secoli e secoli le donne sono state al servizio degli uomini e non è facile tarare una convivenza pacifica quando saltano certe regole. Però sono convinta sempre di più che vada trovata una soluzione insieme, senza distinzione di genere. Ne sono convinta, ma ho le mie difficoltà a convincere sia gli uomini che le donne. Gli uomini continuano a ritenere esagerate le rivendicazioni o solo gli appunti delle donne; le donne si sentono offese e alzano la voce sempre di più.
Eppure basterebbe incominciare dalle piccole cose: immedesimarsi nell’altro, per esempio, provare a mettersi nei suoi panni.
Vi propongo dieci domande banalissime a cui rispondere con sincerità, magari con un’amica/un amico accanto:
1) quante volte vi è stato detto “Auguri e figli maschi”?
2) quante volte avete sentito dire o avete detto ai vostri figli maschi “non fare la femminuccia” o “queste sono cose da femmina”?
3) quante volte vi hanno molestato sull’autobus?
4) quante volte avete subito pressioni sessuali per ottenere qualcosa?
5) quante volte, ai colloqui di lavoro, vi hanno chiesto se avevate o se avreste voluto figli?
6) quante volte si sono complimentati con voi per le vostre conquiste amorose?
7) quante volte avete sentito dire “quella non è seria, va con tutti” e/o “quello non è serio, va con tutte?”
8) quante volte hanno fatto apprezzamenti pesanti sul vostro corpo?
9) quante volte vi hanno detto: “se vai in giro così, cerchi guai”?
10)quante volte avete avuto paura di essere aggredite/i rincasando la sera tardi?
Mi fermo qui, ma di domande ce ne sarebbero tantissime altre. Provate a farvele da soli, provate a darvi anche una risposta. Provate a riflettere sulla differenza sostanziale della quotidianità di una donna e di un uomo, in una società democratica come dovrebbe essere la nostra.
E aldilà degli aberranti convegni veronesi sulla famiglia, che ci imporrebbero di tornare al medioevo, riflettiamo, prendiamo coscienza, e agiamo di conseguenza. Siamo quel che ci hanno educato ad essere, ma la nostra intelligenza e la nostra sensibilità possono aiutarci a cambiare, insieme, per migliorarci e migliorare.
Sono convinta che a nessuno interessi odiare l’altro sesso. Non smentitemi per favore.