La Traviata a modo mio – 1a puntata di Alessandra Sistopaoli

 

A quei tempi facevo la puttana. Ma mica una di strada, ero una di lusso, frequentavo gente importante. In sostanza ero questo, anche se più gentilmente mi chiamavano dama di compagnia, entreneuse, amante o altre locuzioni ugualmente ipocrite.

Non sapevo fare altro, venivo dalla miseria della campagna nei dintorni parigini, ero intelligente ma incolta, giovane e bellissima. Mi resi conto ben presto che gli uomini impazzivano per me… e allora, che male c’era ad accontentare questi anziani signori con un po’ di coccole e moine? In cambio, vivevo in un bell’appartamento al centro di Parigi, mi regalavano vestiti, profumi e gioielli, davo frequenti festini nel mio grande salone, invitando tutto il bel mondo parigino, ricco, borghese e perbenista. Ovviamente, le signore mogli non erano contemplate…

Fu proprio durante una festa che conobbi lui, Alfredo. Bello, giovane, scoppiava di salute… niente a che vedere con il vecchio barone che mi sbavava di baci e di toccatine lascive. Che dire? Alfredo era decisamente un bel tipo, ma sul momento non lo presi in considerazione, troppo occupata a compiacere i miei ospiti, che tra l’altro erano anche arrivati in ritardo, perché si erano fermati a giocare da Flora, la mia amica.
Ero un po’ stanca e non avevo tanta voglia di scherzare, con quella tosse che ogni tanto mi squassava tutta… ma tant’è: buon viso a cattivo gioco!
Manco a farla apposta, nel sederci a tavola, Flora fece in modo da sistemarmi tra Gastone, il nostro amico comune, e questo Alfredo, che continuava a guardarmi con occhi di triglia senza dire una parola. Il barone, di fronte a me, era visibilmente contrariato da questa sistemazione e cominciò a mettere giù un muso… si capiva che Alfredo non gli stava affatto simpatico!

CORO I Dell'invito trascorsa è già' l'ora! Voi tardaste... 
CORO II Giocammo da Flora. E giocando quell'ore volar. 
VIOLETTA Flora, amici, la notte che resta 
         D'altre gioie qui fate brillar 
         Fra le tazze è più viva la festa... 
FLORA E MARCHESE E goder voi potrete? 
VIOLETTA Lo voglio; Al piacere m'affido, ed io soglio 
         Con tal farmaco i mali sopir. 
TUTTI Sì, la vita s'addoppia al gioir
GASTONE (entrando con Alfredo)
In Alfredo Germont, o signora,
Ecco un altro che molto vi onora;
Pochi amici a lui simili sono.
VIOLETTA (Dà la mano ad Alfredo, che gliela bacia.)
Mio Visconte, 
merce' di tal dono.
MARCHESE
Caro Alfredo
ALFREDO
Marchese
(Si stringono la mano.)
GASTONE (ad Alfredo)
T'ho detto:
L'amistà qui s'intreccia al diletto.
VIOLETTA (ai servi)
Pronto è il tutto?
Miei cari sedete:
È al convito che s'apre ogni cor.
TUTTI
Ben diceste le cure segrete
Fuga sempre l'amico licor.
GASTONE (piano, a Violetta)
Sempre Alfredo a voi pensa.
VIOLETTA
Scherzate?
GASTONE
Egra foste, e ogni dì con affanno
Qui volò, di voi chiese.
VIOLETTA
Cessate.
Nulla son io per lui.
GASTONE
Non v'inganno.
VIOLETTA (ad Alfredo)
Vero è dunque? onde è ciò?
Nol comprendo.
ALFREDO (sospirando)
Si, egli è ver.
VIOLETTA (ad Alfredo)
Le mie grazie vi rendo.
Voi Barone, non feste altrettanto
BARONE
Vi conosco da un anno soltanto.
VIOLETTA
Ed ei solo da qualche minuto.
FLORA (piano al Barone)
Meglio fora se aveste taciuto.
BARONE (piano a Flora)
Mi è increscioso quel giovin
FLORA
Perché?
A me invece simpatico egli è.
GASTONE (ad Alfredo)
E tu dunque non apri più bocca?
MARCHESE (a Violetta)
È a madama che scuoterlo tocca
VIOLETTA (Mesce ad Alfredo)
Sarò l'Ebe che versa.
ALFREDO (con galanteria)
E ch'io bramo immortal come quella.
TUTTI
Beviamo.
GASTONE
O barone, né un verso, né un viva
Troverete in quest'ora giuliva?
(Il Barone accenna di no.)
Dunque a te (ad Alfredo)
TUTTI
Sì, sì, un brindisi.
ALFREDO
L'estro non m'arride
GASTONE
E non sei tu maestro?
ALFREDO (a Violetta)
Vi fia grato?
VIOLETTA
Sì.
ALFREDO (S'alza.)
Sì? L'ho già in cor.
MARCHESE
Dunque attenti
TUTTI
Sì, attenti al cantor.

Che dire? Il fatto che durante la mia recente influenza Occhioditriglia/Alfredo fosse venuto a chiedere mie notizie ogni giorno mi aveva turbato… non volevo dirlo nemmeno a me stessa, ma era la prima volta che qualcuno si interessava a me senza chiedere nulla in cambio e addirittura quando ero malata!

Ed ora, addirittura mi dedica un brindisi! Che belle parole, ma dove le trova? Vanno dritte al cuore… ma una cosa è certa: non posso perdere il mio tempo in queste fesserie, sono abituata a mantenermi da sola, troppo rischioso fidarsi di un uomo! ti usano e poi ti lasciano in brache di tela, magari dopo averti fatto fare pure qualche figlio. Una come me, poi… ma non scherziamo!

Insomma, per farvela breve, dopo il brindisi invitai tutti ad andare nell’altra sala a ballare, avevo pagato apposta un’orchestrina… e invece mi ritrovo da sola a tossire nella sala da pranzo, in preda ad un altro dei miei attacchi che mi tolgono le forze. Allo specchio, mi vedo bianca come un lenzuolo… e, dietro di me, lui che, invece di andarsene con gli altri, stava lì, tutto preoccupato, a suo dire, per la mia salute.

Gli faccio presente che nessuno si è mai preoccupato per la mia salute e lui subito: Tranne sol io!

Mi viene da ridere: È vero! Sì grande amor dimenticato avea!

Era chiaro che lo stavo prendendo per i fondelli… ma lui insiste: Ridete? e in voi v’ha un core?

Ah, questa non me la doveva dire! A me, la più generosa benefattrice di Parigi!

Decido di stare al gioco… un cor? Sì, forse, e a che lo richiedete?

E lui: Oh, se ciò fosse, non potreste allora celiar.

Se continua così, comincio a crederci! Gli chiedo conferma: Dite davver?

Occhioditriglia mi rassicura: Io non v’inganno!

Ma vuoi vedere che questo fa sul serio? Gli domando: Da molto è che mi amate?

Mi lascia di stucco: Ah sì, da un anno!

A questo punto mi fa una dichiarazione che anche la più coriacea e la più cinica delle mie colleghe sarebbe caduta come una pera cotta

Un dì, felice, eterea,
Mi balenaste innante,
E da quel dì tremante
Vissi d’ignoto amor.
Di quell’amor ch’è palpito
Dell’universo intero,
Misterioso, altero,
Croce e delizia al cor.

Naturalmente non volevo mandargliela liscia e gorgheggiando come un usignolo gli rispondo che si va a far male con me, meglio che lasci perdere, che mi dimentichi…

Ah, se ciò è ver, fuggitemi
Solo amistade io v’offro:
Amar non so, nè soffro
Un così eroico amor.
Io sono franca, ingenua;
Altra cercar dovete;
Non arduo troverete
Dimenticarmi allor.

Proprio sul più bello ci interrompe quel rompiscatole di Gastone per vedere cosa stessimo facendo. Ma Occhioditriglia/Alfredo non si lascia distrarre e mi dice che partirà, se non avrà da me la promessa di metterci insieme!

Solo perché mi fa pena, gli regalo una camelia e gli dico di riportarmela quando sarà appassita. Tutti sanno che le camelie durano un solo giorno, anche lui. Per cui se ne va felice come una pasqua al pensiero di rivedermi il giorno dopo.

Finalmente rimango da sola. Adesso, parliamoci chiaro: quale donna, dopo una dichiarazione del genere, non si sentirebbe un po’ confusa? Sono combattuta tra cuore e ragione, tra sentimenti differenti, se gliela do vinta sono sicura che passo un guaio, ma magari è proprio lui quello che mi renderà felice e che, sotto sotto, ho sempre sognato. Insomma, pensa che ti ripensa, alla fine decido proprio per l’unica soluzione possibile, quella sbagliata!

https://www.youtube.com/watch?v=wOcyCbz3_2M

o, se preferite seguire la musica:

https://youtu.be/ZGjmWYzVxkk

È strano! è strano! in core
Scolpiti ho quegli accenti!
Saria per me sventura un serio amore?
Che risolvi, o turbata anima mia?
Null’uomo ancora t’accendeva O gioia
Ch’io non conobbi,
essere amata amando!
E sdegnarla poss’io
Per l’aride follie del viver mio?
Ah, fors’è lui che l’anima
Solinga nè tumulti
Solea sovente pingere
De’ suoi colori occulti!
Lui che modesto e vigile
All’egre soglie ascese,
E nuova febbre accese,
Destandomi all’amor.
A quell’amor ch’è palpito
Dell’universo intero,
Misterioso, altero,
Croce e delizia al cor.

(Resta concentrata un istante, poi dice)

Follie! follie delirio vano è questo!
Povera donna, sola
Abbandonata in questo
Popoloso deserto
Che appellano Parigi,
Che spero or più?
Che far degg’io!
Gioire,
Di voluttà nei vortici perire.
Sempre libera degg’io
Folleggiar di gioia in gioia,
Vò che scorra il viver mio
Pei sentieri del piacer,
Nasca il giorno, o il giorno muoia,
Sempre lieta nè ritrovi
A diletti sempre nuovi
Dee volare il mio pensier.

ALFREDO
(fuori)
Amor è palpito…

VIOLETTA
Oh!

ALFREDO
…dell’universo intero…

VIOLETTA
Oh! Amore!

ALFREDO
Misterioso, altero,
Croce e delizia al cor.

Continua nella prossima puntata…