Goliarda Sapienza – di Simona Fasulo Pieri

GOLIARDA SAPIENZA, IL VIZIO DI ESSERE SE STESSI 

un documentario di Simona Fasulo,

montaggio Ilaria Cecchini

regia di Nicoletta Nesler

Quando Goliarda viene al mondo, i suoi genitori, – Maria Giudice, nota sindacalista lombarda e Giuseppe Sapienza, avvocato catanese – sono già anziani, hanno altri figli da precedenti unioni e soprattutto sono più interessati a lottare affinché il mondo cambi che a crescere una neonata. La vita di Goliarda si muove così tra un senso continuo di abbandono – la nutre il fratello sedicenne, cresce coi bambini del quartiere più malfamato di Catania, non frequenta la scuola pubblica, più volte vede la madre condotta in carcere, – e però una precisa consapevolezza di appartenenza ad un ideale che è di profonda uguaglianza sociale.

Goliarda per tutta la vita rifiuta di abbracciare ufficialmente chiese o fedi politiche, pur essendo per nascita e per vocazione socialista. È femminista senza esserlo (“questi preti in gonnella” dice delle femministe americane), ama le donne ma non si sente di dichiararsi lesbica, ama gli uomini ma non fa carte false per averli. Fa l’attrice per volere del padre, scrive con il compagno di vita Citto Maselli le sceneggiature dei suoi film, lo aiuta a girare i suoi documentari, ma approda alla narrativa solo a quarant’anni. E per sopravvivere finisce per insegnare recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia, sorprendendo e scandalizzando a volte gli studenti con la sua forza espressiva.

Questo percorso esistenziale accidentato e frastagliato ce lo testimoniano i racconti di Angelo Pellegrino, che è stato per vent’anni suo marito, e di Ruggiero di Lollo, pittore molisano che ha condiviso con Goliarda molte estati a Gaeta e le è stato amico fraterno fino alla morte. Dacia Maraini ci dà la sua visione della scrittrice che ha conosciuto personalmente. Giovanna Providenti ha scritto diversi libri sulla vita di Goliarda Sapienza e ci conferma l’idea della sua costante ricerca dell’amore e della verità.

I filmati di repertorio ci mostrano i suoi amici e compagni del tempo – Citto Maselli, Adele Cambria, Lina Wertmuller tra gli altri – e ci regalano un’immagine di lei anziana, che, con una verve mai sopita, racconta di sé e del suo passato anche burrascoso: due tentativi di suicidio, l’elettroshock, la psicoanalisi, il furto di gioielli, il carcere. Da quest’ultima esperienza nacque nel 1983 L’università di Rebibbia. E dalla lettura di questo romanzo, racconta Antonella Bolelli Ferrera, prende spunto l’idea del Premio letterario Goliarda Sapienza, riservato ai detenuti e alle detenute che incontrano solo in carcere la scrittura.

Marcello Carlino, esperto di letteratura del Novecento, ci conferma l’importanza dal punto di vista letterario del romanzo cui Goliarda lavorò per quasi dieci anni e di cui non riuscì mai a vedere la pubblicazione, L’arte della gioia.

E l’immagine che ce ne dà chi l’ha incontrata negli ultimi anni della sua vita, è quella di una donna cortese, indaffarata, buffa anche, discreta, sempre presa dalla scrittura, col suo “studio ambulante” che portava con sé in una borsa di lana.

Una donna profondamente libera, col vizio di essere se stessa.

Link al documentario:
http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma/goliarda-sapienza-il-vizio-di-essere-se-stessi-la-vita-di-una-donna-profondamente-libera/35290/default.aspx