La Traviata a modo mio – 2a puntata di Alessandra Sistopaoli

Croce e delizia! Aveva ragione Alfredo (forse). Ci stavamo divertendo un mondo nel casale di campagna che avevo preso in affitto… le giornate scorrevano serene, lui spesso si recava a Parigi per non so quali affari, ma si affrettava a tornare, sempre più innamorato, con tutta la sua passione e i suoi “bollenti spiriti”! Mi faceva sentire bella e importante, era una sensazione mai provata prima, che riempiva di gioia l’aria che respiravo. A proposito, anche la mia tosse migliorava, in tutto quel verde e quel sole; non ricordo un solo minuto di “non amore”, come avrebbe detto qualcuno più in là nel tempo… ero felice, troppo!

Certo, avevo dovuto lasciare il barone, per forza di cose. Finite le feste, i regali, i lussi e i gioielli. Ma non me ne importava nulla… anzi, stavo dando fondo agli ultimi risparmi per prolungare il più possibile quel periodo fatato. E quel fessacchiotto di Alfredo che non aveva capito nulla! Pensava di campare d’aria e d’amore? Ah, questi uomini! Ma ero talmente felice che mi bastava solo la sua presenza per stare bene. Ragazzi, un sogno! Un sogno che auguro a tutti di vivere almeno una volta nella vita…

Sentite che mi diceva:

Lunge da lei per me non v’ha diletto!

Volaron già tre lune

Dacchè la mia Violetta

Agi per me lasciò, dovizie, onori,

E le pompose feste

Ove, agli omaggi avvezza,

Vedea schiavo ciascun di sua bellezza

Ed or contenta in questi ameni luoghi

Tutto scorda per me.

Qui presso a lei Io rinascer mi sento,

E dal soffio d’amor rigenerato

Scordo nè gaudi suoi tutto il passato.

De’ miei bollenti spiriti

Il giovanile ardore

Ella temprò col placido

Sorriso dell’amore!

Dal dì che disse: vivere

Io voglio a te fedel,

Dell’universo immemore

Io vivo quasi in ciel.

Rendo l’idea?

Ma sappiamo tutti che le cose belle durano poco. Successe che quella scema di Annina, la mia colf, raccontò ad Alfredo che io ero andata a Parigi per vendere gli ultimi miei averi (lo spendio è grande a viver qui solinghi!) e lui si precipitò non so dove per cercare di impedirmelo. Ma io ero già rientrata a casa e stavo aspettando il notaio che doveva farmi firmare il contratto di vendita.

Leggendo la posta, vidi che Flora aveva scoperto il mio rifugio e mi invitava a ballare per quella sera… ma figuriamoci! Non avevo la minima intenzione di riallacciare le vecchie amicizie, mi ricordavano solo la mia passata solitudine in una gabbia dorata. Invan m’aspetterà…

Ma, al posto del notaio, entrò un tale. Si presentò come il padre di Alfredo, sì, dell’incauto che a ruina corre, ammaliato da voi – esordì.

Ma come si permetteva? Donna son io, signore, ed in mia casa – gli risposi fredda e piuttosto incavolata – Ch’io vi lasci assentite, più per voi che per me. Ma sentivo che stava per accadere qualcosa di orribile. Mi sentivo soffocare, l’ansia mi chiudeva la gola.

Mi spiegò che Alfredo voleva donarmi tutti i suoi beni.  Risposi – Non l’osò finora, rifiuterei. E gli feci vedere l’atto di vendita. A tutti è mistero quest’atto, a voi nol sia.

Il vecchio rimase perplesso e stupito; evidentemente non si aspettava tanto disinteresse per i beni materiali da parte di una ex puttana! Ah, il passato perché, perché v’accusa?

Ma c’era dell’altro, sicuro. Dopo avermi blandito con qualche complimento, arrivò al punto: Un sacrifizio chieggo.

VIOLETTA Alfredo?

ANNINA Per Parigi or or partiva.

VIOLETTA E tornerà?

ANNINA Pria che tramonti il giorno… Dirvel m’impose

VIOLETTA È strano!

ANNINA(presentandole una lettera) Per voi

VIOLETTA Sta bene. In breve giungerà un uom d’affari… entri all’istante. Ah, ah, scopriva Flora il mio ritiro! E m’invita a danzar per questa sera! Invan m’aspetterà!

ANNINA È qui un signore

VIOLETTA Ah! sarà lui che attendo.

GERMONT Madamigella Valéry?

VIOLETTA Son io.

GERMONT D’Alfredo il padre in me vedete!

VIOLETTA Voi!

GERMONT Sì, dell’incauto, che a ruina corre, Ammaliato da voi.

VIOLETTA Donna son io, signore, ed in mia casa; Ch’io vi lasci assentite, Più per voi che per me.

GERMONT(fra sè) Quai modi! Pure…

VIOLETTA Tratto in error voi foste.

GERMONT De’ suoi beni Dono vuol farvi

VIOLETTA Non l’osò finora Rifiuterei.

GERMONT(guardandosi intorno) Pur tanto lusso…

VIOLETTA A tutti È mistero quest’atto A voi nol sia. (Gli dà le carte.)

GERMONT(dopo averle scorse coll’occhio) Ciel! che discopro! D’ogni vostro avere Or volete spogliarvi? Ah, il passato perchè, perchè v’accusa?

VIOLETTA(con entusiasmo) Più non esiste or amo Alfredo, e Dio Lo cancellò col pentimento mio.

GERMONT Nobili sensi invero!

VIOLETTA Oh, come dolce Mi suona il vostro accento!

GERMONT Ed a tai sensi Un sacrificio chieggo

VIOLETTA Ah no, tacete. Terribil cosa chiedereste certo… Il previdi… v’attesi… era felice, troppo

GERMONT D’Alfredo il padre la sorte, l’avvenir domanda or qui de’ suoi due figli.

VIOLETTA Di due figli!

GERMONT Sì.

No, no sta’ zitto, non voglio sentire… stai sicuramente per chiedermi qualcosa di orribile… taci!

E invece mi disse che aveva un’altra figlia, pura come un angelo, manco a dirlo! Il fidanzato della ragazza, saputo del legame immorale che Alfredo viveva con me, non la voleva più sposare (alla faccia dell’amore cieco e disinteressato!).

Sperai che la sua richiesta di allontanarmi da Alfredo fosse solo per qualche tempo, ma… Volete che per sempre a lui rinunci?  È necessario, mi rispose. Sentii qualcosa rompersi nel petto, la bocca secca, la testa che pulsava con martellate insistenti…Noooo! Tentai di convincerlo con tutto il dolore che mi urlava dentro…  

Non sapete quanto sia forte il mio amore per Alfredo? Non sapete che sono sola al mondo, non ho amici né parenti? Non sapete che Alfredo mi ha giurato che lui sarà tutto per me? Non sapete che sono malata al punto da star per morire? Volete che lasci Alfredo? Il sacrificio è talmente insopportabile che preferirò morire…

Mi dice che sono bella, e giovane, con il tempo… ma che ne sa lui, io voglio solo Alfredo! Torna all’attacco con un altro argomento: Volubile sovente è l’uom… Ne so qualcosa! Ma Alfredo non è così…

E ancora: quando non sarete più così bella, ecco che sopraggiungerà la noia. Inutile sperare negli affetti più teneri, questa unione non è stata benedetta dal Cielo! Ha ragione, forse…

Violetta, pensateci! – insiste – è Dio che ispira queste parole ad un genitore!

Ecco, penso, se lo stesso Dio mi ha già perdonato, l’uomo mi condanna implacabile! Sento svanire le mie difese, le forze mi abbandonano, sto male da morire.

È tutto inutile, cedo. “Dite alla giovane, così bella e pura, che ho un unico bene, e che lo sacrifico per la sua felicità. Ditele che per questo morirò!” Il vecchio cerca di consolarmi, sembra commosso, ma è tutta apparenza. Conosco la specie.

GERMONT Pura siccome un angelo

Iddio mi diè una figlia;

Se Alfredo nega riedere

In seno alla famiglia,

L’amato e amante giovine,

Cui sposa andar dovea,

Or si ricusa al vincolo

Che lieti ne rendea…

Deh, non mutate in triboli

Le rose dell’amor.

Ai preghi miei resistere

Non voglia il vostro cor.

VIOLETTA Ah, comprendo dovrò per alcun tempo da Alfredo allontanarmi… doloroso fora per me pur

GERMONT Non è ciò che chiedo.

VIOLETTA Cielo, che più cercate? Offersi assai!

GERMONT Pur non basta

VIOLETTA Volete che per sempre a lui rinunzi?

GERMONT È d’uopo!

VIOLETTA Ah, no giammai!

Non sapete quale affetto

Vivo, immenso m’arda in petto?

Che né amici, né parenti

Io non conto tra i viventi?

E che Alfredo m’ha giurato

Che in lui tutto troverò?

Non sapete che colpita

D’altro morbo è la mia vita?

Che già presso il fin ne vedo?

Ch’io mi separi da Alfredo?

Ah, il supplizio è si spietato,

Che morir preferirò.

GERMONT È grave il sacrifizio, Ma pur tranquilla udite: Bella voi siete e giovane… Col tempo…

VIOLETTA Ah, più non dite! V’intendo m’è impossibile… Lui solo amar vogl’io!

GERMONT Sia pure ma volubile Sovente è l’uom…

VIOLETTA Gran Dio!

GERMONT Un dì, quando le veneri

Il tempo avrà fugate,

Fia presto il tedio a sorgere

Che sarà allor? pensate:

Per voi non avran balsamo

I più soavi affetti

Poiché dal ciel non furono

Tai nodi benedetti.

VIOLETTA È vero!

GERMONT Ah, dunque sperdasi

Tal sogno seduttore

Siate di mia famiglia

L’angiol consolatore

Violetta, deh, pensateci,

Ne siete in tempo ancor.

È Dio che ispira, o giovine

Tai detti a un genitor.

VIOLETTA Così alla misera – ch’è un dì caduta,

Di più risorgere – speranza è muta!

Se pur beneficio – le indulga Iddio,

L’uomo implacabile – per lei sarà.

(a Germont, piangendo) Dite alla giovine – sì bella e pura

Ch’avvi una vittima – della sventura,

Cui resta un unico – raggio di bene

Che a lei il sacrifica – e che morrà!

GERMONT Sì, piangi, o misera – supremo, il veggo,

È il sacrificio – ch’ora io ti chieggo.

Sento nell’anima – già le tue pene;

Coraggio e il nobile – cor vincerà.

Cosa devo fare? – gli chiedo.

–          Ditegli che non lo amate più

–          Non mi crederà

–          Partite!

–          Mi seguirà…

–          E allora…

Vorrei che mi stringesse come una figlia, ho bisogno di un abbraccio, tra poco sentirò così freddo…

Ritornerà da voi – gli dico – vi prego di aspettare qui e di accoglierlo tra le vostre braccia. Sarà addolorato e infuriato… fate almeno che non maledica la mia memoria quando non ci sarò più. Ditegli del sacrificio che ho fatto per amor vostro, fate in modo che lo sappia…  Provo a ripeterglielo, ma un nodo mi stringe la gola…

Posso sopportare tutto, ma non il tuo odio, amore mio.

VIOLETTA
Or imponete.

GERMONT
Non amarlo ditegli.

VIOLETTA
Nol crederà.

GERMONT
Partite.

VIOLETTA
Seguirammi.

GERMONT
Allor

VIOLETTA
Qual figlia m’abbracciate forte
Così sarò.

(S’abbracciano.)

Tra breve ei vi fia reso,
Ma afflitto oltre ogni dire.
A suo conforto
Di colà volerete.

(Indicandogli il giardino, va
per scrivere.)

GERMONT
Che pensate?

VIOLETTA
Sapendol, v’opporreste al pensier mio.

GERMONT
Generosa!
e per voi che far poss’io?

VIOLETTA
(tornando a lui)
Morrò! la mia memoria
Non fia ch’ei maledica,
Se le mie pene orribili
Vi sia chi almen gli dica.

GERMONT
No, generosa, vivere,
E lieta voi dovrete,
Merce’ di queste lagrime
Dal cielo un giorno avrete.

VIOLETTA
Conosca il sacrifizio
Ch’io consumai d’amor
Che sarà suo fin l’ultimo
Sospiro del mio cor.

GERMONT
Premiato il sacrifizio
Sarà del vostro amor;
D’un opra così nobile
Sarete fiera allor.

VIOLETTA
Qui giunge alcun: partite!

GERMONT
Ah, grato v’è il cor mio!

VIOLETTA
Non ci vedrem più forse.

(S’abbracciano.)

a due
Siate felice Addio!

Lasciare qualcuno che sia ama alla follia. Per sempre. E’ come se morisse! Ti lascia un abisso vuoto nel cuore e la vita perde colore e significato. Non ha più senso mangiare, bere, cercare di divertirsi, vedere il sole splendere, a che serve? Tutto si spegnerà , anche io… ed è l’unica cosa che desidero, ormai. Che venga presto, questa fine!

Come faccio? Dove trovo il coraggio? Povero amore mio! Ho già  deciso di accettare l’invito di Flora, torno con il barone Douphol – oddio, che schifo.

Butto giù due righe e mando Annina a consegnare la lettera. Ed ora scrivo a lui…

Ma ecco, lui rientra all’improvviso. Dio, com’è bello… nascondo il foglio, se ne accorge, mi chiede a chi scrivo, non so cosa rispondere, il cuore mi impazzisce nel petto. Ma lui cambia discorso, mi dice di essere preoccupato, ha saputo che verrà  suo padre, teme per la nostra felicità … Ma no! – mi dice – t’amerà al vederti!

Capisco che non lo ha incontrato; lo rassicuro, non vorrà che ci separiamo! Mi viene da piangere, mi sforzo di sorridere, ma è dura…

Amami, Alfredo, almeno quanto ti amo io! Ti aspetto in giardino, tra i fiori.

VIOLETTA
Dammi tu forza, o cielo!
ANNINA
Mi richiedeste?
VIOLETTA
Sì, reca tu stessa questo foglio
(Annina ne guarda l’indirizzo e se  ne mostra sorpresa.)
Silenzio, va’ all’istante
(Annina parte.)
Ed ora si scriva a lui.
Che gli dirò? Chi men darà  il coraggio?
(Scrive)
ALFREDO
(entrando)
Che fai?
VIOLETTA
(nascondendo la lettera)
Nulla.
ALFREDO
Scrivevi?
VIOLETTA
(confusa)
Sì… no…
ALFREDO
Qual turbamento! a chi scrivevi?
VIOLETTA
A te
ALFREDO
Dammi quel foglio.
VIOLETTA
No, per ora
ALFREDO
Mi perdona son io preoccupato.
VIOLETTA
(alzandosi)
Che fu?
ALFREDO
Giunse mio padre
VIOLETTA
Lo vedesti?
ALFREDO
Ah no: severo scritto mi lasciava
Però l’attendo,
t’amerà in vederti.
VIOLETTA
(molto agitata)
Ch’ei qui non mi sorprenda
Lascia che m’allontani, tu lo calma
(mal frenando il pianto)
Ai piedi suoi mi getterò! divisi
Ei più non ne vorrà!  Sarem felici
Perché tu m’ami,
Alfredo, non è vero?
ALFREDO
O, quanto! Perché piangi?
VIOLETTA
Di lagrime avea d’uopo…
or son tranquilla
(sforzandosi)
Lo vedi? ti sorrido
Sarò là , tra quei fior
presso a te sempre.
Amami, Alfredo, quant’io t’amo
Addio.
(Corre in giardino.)

Scappo via, la carrozza mi aspetta fuori per portarmi dal barone. Nemmeno mi accorgo della presenza di Annina, vicino a me, sconcertata, confusa. Mi immagino cosa starà  accadendo a casa… Alfredo leggerà il mio scritto: gli dico che lo lascio, che la vita di campagna mi è venuta a noia e che preferisco tornare ai divertimenti con gli amici di Parigi! Lo so, è crudele, ma non ho trovato altro sistema. Povero Alfredo! Si troverà  tra le braccia del padre, ma dubito che questo gli arrechi  conforto. Germont gli dirà  sicuramente che la casa è vuota senza di lui, che gli affetti della famiglia sono fondamentali, ma come ha potuto dimenticare la terra ed il mare di Provenza! Lui non lo starà nemmeno a sentire, lo so. Forse capirà  che sto andando alla festa… Perdonami, unico amore mio!

 

ALFREDO
Ah, vive sol quel core all’amor mio!
E’ tardi: ed oggi forse più non verrà  mio padre.
GIUSEPPE
(entrando frettoloso)
La signora è partita
L’attendeva un calesse, e sulla via
Già corre di Parigi Annina pure
Prima di lei spariva.
ALFREDO
Il so, ti calma.
GIUSEPPE
(fra sé)
Che vuol dir ciò?
(Parte.)
ALFREDO
Va forse d’ogni avere
Ad affrettar la perdita Ma Annina
Lo impedirà .
(Si vede il padre attraversare
in lontananza il giardino.)
Qualcuno è nel giardino!
Chi è là ?
(per uscire)
COMMISSARIO
(alla porta)
Il signor Germont?
ALFREDO
Son io.
COMMISSARIO
Una dama da un cocchio, per voi,
di qua non lunge mi diede questo scritto
(Dà  una lettera ad Alfredo e parte.)
ALFREDO
Di Violetta! Perché son io commosso!
A raggiungerla forse ella m’invita
Io tremo! Oh ciel! Coraggio!
(Apre e legge.)
“Alfredo, al giungervi di questo foglio…”
(come fulminato grida)
Ah!
(Volgendosi si trova di fronte al padre)
Padre mio!
GERMONT
Mio figlio!
Oh, quanto soffri! Ah, tergi il pianto
Ritorna di tuo padre orgoglio e vanto!
Di Provenza il mar e il suol –
chi dal cor ti cancellò?
Al natio fulgente sol –
qual destino ti furò?
Oh, rammenta pur nel duol –
ch’ivi gioia a te brillò;
E che pace colà  sol –
su te splendere ancor può.
Dio mi guidò!
Ah! il tuo vecchio genitor –
tu non sai quanto soffrì
Te lontano, di squallor
il suo tetto si coprì
Ma se alfin ti trovo ancor, –
se in me speme non fallì,
Se la voce dell’onor –
in te appien non ammutì,
Dio m’esaudì!
(abbracciandolo)
Né¨ rispondi d’un padre all’affetto?
ALFREDO
Mille serpi divoranmi il petto
(respingendo il padre)
Mi lasciate.
GERMONT
Lasciarti!
ALFREDO
(risoluto)
Oh vendetta!
GERMONT
Non più indugi; partiamo, t’affretta
ALFREDO
(fra sé)
Ah, fu Douphol!
GERMONT
M’ascolti tu?
ALFREDO
No.
GERMONT
Dunque invano trovato t’avrò!
ALFREDO
(Scuotendosi, getta a caso gli occhi
sulla tavola, vede la lettera di Flora)
Ah! ell’è¨ alla festa! Volisi ‘offesa a vendicar!
(Fugge precipitoso.)
GERMONT
Che dici? Ah, ferma!
(Lo insegue.)

Continua nella prossima puntata…