L’ accappatoio

L’ACCAPPATOIO

Non le era mai capitato che una serie televisiva l’avesse catturata, ma questa l’aveva incollata alla sedia, aveva risvegliato in lei sentimenti repressi da tempo, una curiosita’ morbosa per quelle vite oltraggiate e buttate via.
Romanzo Criminale.
Era stata immediatamente attratta dal rettangolo rosso con la scritta bianca
“Romanzo Criminale La Serie”. Ipnotico.
Si era stranita per l’eccitazione e il godimento che provava a guardare uno spettacolo tanto violento.
Per 12 settimane, puntuale, l’aveva seguita.

12 ma puntata -fine prima serie- il Libanese, uno dei capi della banda,viene fatto secco, sparato in mezzo alla strada in una notte di diluvio.
Il Freddo e gli altri decidono di vendicarlo.

Sara non riesce a dormire, si gira nel letto, accaldata.
Abita di fronte al parco di Villa Balestra, ai Parioli, una strada senza uscita, silenziosissima, un vero lusso per Roma ; si sente abbaiare soltanto qualche cane ogni tanto.
Casa lasciata dal nonno ricco che lei ha finalmente potuto ristrutturare, appena promossa capo.
I lavori li ha seguiti Francesca, sua amica di sempre, architetta, pero’ ha combinato un bel casino, che adesso le costera’ parecchio, e da brava amica di sempre, e’ sparita.
La rabbia l’ha dovuta ingoiare, Sara, dopo che l’avvocato le ha spiegato che la legge non e’ dalla sua parte e che ha appena preso una fregatura senza uscita.

Ora si e’ alzata. Ormai vinta dall’insonnia si e’ vestita.
Jeans neri e giubbotto di pelle: sta uscendo.
Spinge T nell’ascensore e si guarda allo specchio.
L’aria della notte le fa istintivamente tirare su la lampo della giacca e stringere la braccia al petto. Cammina decisa nell’oscurita’ senza lampioni.

Il Freddo l’aspetta davanti al cancello del parco, moto accesa.
Lei sale dietro, senza parlare. Le basta uno sguardo, lui sa dove andare.
E’ tosto, il Freddo, ma ha cuore. Sara lo sa.
Le piace. Si sente sicura, sulla sella calda, stretta al suo corpo sodo.
Lui sgassa e parte veloce, alla fine della strada gira a destra, pochi metri e va a sinistra, fa il giro di Piazza Don Minzoni e sfreccia sulla discesa di Via Bruno Buozzi
La fa quasi tutta, poi si ferma, di fronte al 5. In silenzio.
Qui abita Francesca.
Fa’ cenno a Sara di scendere, mette la moto in mezzo a due suv, apre il bauletto e tira fuori una bottiglia di plastica da 2 litri.
Senza dire niente le fa capire di seguirlo. Non fa rumore. Si muove come un gatto.
-Dimme qual’e’ la macchina-…quelle parole le fanno venire i brividi dal collo all’osso sacro, ma e’ quello che vuole.
Si guarda intorno e, qualche istante dopo, vede la C1 grigia di Francesca parcheggiata sul lato opposto.
– Quella metallizzata la’ di fronte, vicino alla smart nera –
-OK. Sta’ buona qua, non te move – dice il Freddo.
Meno di 10 secondi ed ha cosparso la macchina di benzina, meno di 15 ed ha buttato una scatola di cerini accesa sotto il motore, meno di 20 ed e’ di nuovo sul marciapiede,vicino a lei.
Sara gli stringe il bicipite – Grazie – dice.
– Se… adesso pero’ andiamo, corri, ste’ cose se fanno veloci -.
Sara fissa il fuoco imbambolata come una ragazzina e sorride in silenzio, con gusto, starebbe li’ tutta la notte a godersi la sensazione di potere.
La rabbia vola via e finalmente si sente in pace.
-Ooh, t’ho detto andiamo, svelta!- insiste il Freddo.
Lei ubbidisce, un attimo e sono alla moto, che lui spinge, spenta, per una decina di metri. Non vuole far rumore.
Poi l’accende e Sara sale.
Sfrecciano su Bruno Buozzi, risalgono la piazza e girano per Monti Parioli, pochi metri e prendono la via di casa.
Non c’e’ vento, tutto intorno e’ perfettamente scuro.
– Eccote qua, signora. Guardati, sei proprio na’ signora. E io so’ stanco –
Tace.
– Allora c…ciao – fa Sara- e grazie – Vorrebbe dire di piu’ ma non sa come.
– Grazie non basta, famo tante tante grazie…Mo’ te spiego. Io salgo con te. E me riposo. E’ presto, magari beviamo qualcosa. Devi esse riconoscente, io mica me movo pe’ niente –
Scende dalla moto e si allontana di qualche metro, parla al telefono, quasi sussurra.
Sara non riesce a capire una parola, sa che dovrebbe scappare.
– Allora principessa – continua il Freddo quando attacca – famo come t’ho detto. Portame su da te –
– Domattina lavoro, non mi serve compagnia – tenta di rispondere.
-Te serve compagnia, da’ retta a me. E non ne parlamo piu’. Saliamo. Io t’ho fatto diverti’ e mo’ tu sarai gentile con me , non te l’hanno insegnato? Ormai siamo amici e l’amici nun se tradiscono. MAI. Staremo insieme finche’ c’e’ bisogno –

Ha il cuore in gola ora, mentre apre il cancello, l’ascensore e poi la porta di casa, con lui dietro che tiene una pistola gelida e pesante premuta sulla pelle del suo giubbotto.
La spinge dentro casa e chiude svelto la porta.
-Ammazza che reggia, me trovero’ bene –
Sara ha la bocca secca e respira male. Resta zitta.
Lui va verso il tavolo e posa la pistola.
– Rilassate, signora. Er fero l’ho posato. C’ho sete e poi me voglio fa’ una doccia. Portame al bagno – dice togliendosi la giacca e le scarpe.
Lei ubbidisce.
Sente tremare la mascella . Apre l’armadio degli asciugamani e senza guardare gli allunga un accappatoio blu, poi lo riconosce, e’ quello che usava Francesca durante i lavori. L’aveva dimenticato, la stronza.
Il Freddo lo prende, lo posa sul lavandino, la guarda, la tira per le braccia, la spinge contro il muro e la bacia. Inizia a sfilarle piano il maglione, il reggiseno, mentre sfiora la schiena con le mani ruvide e il sedere, e il collo.
Sara non reagisce, ha paura di morire, ha sbattuto le spalle sulle mattonelle ma non osa lamentarsi, vorrebbe urlare che cazzo succede, ma nessuno la vede, cosa potrebbe inventarsi, contro il Freddo?
Lo lascia fare.

Nella doccia lui la gira lentamente, cerca le sue cosce, senza complimenti la penetra da dietro, nemmeno una parola, senza dolcezze.
-AH- lei soffoca un grido ma lui insiste, su e giu’, la fa piegare in avanti, le braccia poggiate al muro mentre l’acqua spruzza la schiena, e continua, sempre piu’ veloce.

Sara gode, all’improvviso, come mai prima, non comprende, ma vuole, ancora.
La paura si trasforma, si sente posseduta… dopo qualche secondo riesce a chiederglielo, di non fermarsi, lo prega, gira poco la testa, allarga le labbra.
-E chi se ferma, principessa, guarda che bel culo che c’hai, io qui ce n’ho pe’ n’altra mezz’ora – ride sicuro.
– Girate, vie’ qua, mettite in ginocchio…vie’ qua t’ho detto – la prende per i capelli
e le spinge la testa tra le cosce, lei non esita, vuole sentire il suo calore in bocca.
Lo prende senza esitazione e alza gli occhi per guardarlo, lui li chiude, beato.
Sara perde cognizione del tempo, si muove e segue il piacere.
Ora e’ importante, indispensabile, geisha, troia ubbidiente e non teme nulla, e’ al suo posto, il posto giusto.

Dopo, per un attimo, ha un fremito di rabbia. Il bagno e’un casino, spacciato per capolavoro dalla stronza di Francesca e il Freddo ha addosso il suo accappatoio.
La perseguita quella bastarda. Anche adesso.

-C’e’ un po’ di vino? Ho bisogno de bere mentre aspetto Bart – chiede il Freddo sbracato sul divano.
-Bart?- Fa Sara, i capelli ancora bagnati.
-E’ un amico de Napoli, Bartolomeo, non sa dove dormi’, gli ho detto che puo’ stare co’ noi, sti giorni, riparte presto –
– Sti giorni? – ripete lei piano, poi tace. Si accorge di tremare.
Come prima del sesso. E’ terrorizzata, in balia di una sorte incerta, piu’ che incerta nera. Respira male, di nuovo. Ma come ha pensato che questo qui la potesse desiderare davvero ?
Gli allunga il bicchiere di vino, in silenzio. Fissa il vuoto.

-Ciao Bart, entra, tranquillo, qui stai tra amici,vero principessa?-
– Ue’ Freddo, sono stanchissimo, fatemi sedere, ho una sete. Questa chi e’?- chiede come se lei non ci fosse.
Sara fa la casalinga, intanto guarda Bart senza farsi notare, per capire cosa fara’ in casa sua e per quanto.
La mascella ricomincia a tremarle quando Bart posa due pistole enormi sul tavolo vicino al vino e a quella del Freddo.
– Sono Sara, una sua vecchia amica – riesce a dire.
-Vecchia e bona- replica lui, ride – mi diceva il Freddo che ti ha fatto un favorino, vero?
Bart la scruta, si guarda intorno e guarda il Freddo . Si capiscono al volo, loro, Sara invece se la fa sotto ma resta li’, seduta sul divano.
Sono gia’ le due di notte.
Ma la notte non e’ nulla per questi, lei lo dovrebbe sapere, la serie se l’e’ guardata tutta.
-Si’- dice- un gran favore.

Lei si allontana per lavare i bicchieri e tentare di respirare – ce la fai, sei viva – pensa.
Quando torna, i due stanno fumando e ridono, i piedi sul tavolo di fronte al divano.
Sara sente una scossa dal collo alle caviglie.

-Senti, l’amico qui se deve fa’ una doccia, non dorme se non se lava. E’ un tipo pulito.
Accompagnalo in bagno, da brava-
Li guarda con disprezzo. E terrore.
Ma ubbidisce. Per forza.
Spera di aver capito male ma appena entra in bagno si accorge del risolino di Bart che chiude la porta senza perdere tempo.
Si spoglia da solo, velocemente. E’ grosso, la pelle bianca, pochi peli, ha una cicatrice all’altezza delle costole, a sinistra. Le fa schifo.
Sa di non avere scampo.
E’ piu’ rozzo del Freddo e non ha cuore.
Lei si appiattisce al muro.
-Gia’ ti sciogli, allora sei proprio arrapata,vieni qua che ci penso io a te.
Spogliati, fatti guardare, mi sa che tieni un culo…Spogliati, t’ho detto – le molla una sberla- Brava, cosi’, girati fatti vedere, shh, statti zitta, se fiati ti ammazzo, con me devi tacere sempre, capito? Troia e muta devi essere co’ zio Bart –
Sara vede appena il suo uccello che si ingrossa chiude gli occhi e comincia a piangere. Lui la solleva furioso, la sbatte al muro, le alza le gambe e se la scopa frettolosamente urlando insulti ad ogni movimento.
Poi la lascia seduta per terra ed entra nella doccia.
Lei esce dal bagno, nuda. Il Freddo la blocca.
-Principessa, all’eta’ tua non se piagne. Vieni ,bevi che te calmi, te fa bene. Semo amici, dividemo tutto, lo devi capi’, senza tragedie-
Lo segue dolorante, non riesce a fermare le lacrime, si vergogna.

La fa bere di forza. Lei ingoia, la gola brucia.

Apre gli occhi, ancora stordita e vede i due seduti che parlano.
-Buongiorno, principessa. T’eri stancata ,ve’? Noi andiamo a lavora’, torniamo per cena co’ un paio di amici.
Uno lo lasciamo qua sotto, cosi stai sicura,fino a stasera.
Da bere lo portamo noi. Fatte trovare pronta. C’avemo grandi progetti per te,eh Bart?-
Se ne vanno.

Quando tornano sono in quattro. Trovano la tavola perfetta come quella di Natale, antipasti pronti, candele accese e luce bassa.
La musica rende tutto accogliente, la casa profuma.
Sara e’ mezza vestita, ha una vestaglia di seta nera e non porta mutande.
E’ truccata e ha il rossetto. Sorride .
Vuole qualcosa anche lei e deve riuscire ad ottenerla. Ha deciso.

-Prima di mangiare, doccia- dice- mentre si gira lascia scivolare la spallina.
La seguono come cani in calore. Sara regge bene quei quattro, forse perche’ e’ cambiata per sempre, forse perche’ sa di non poter fuggire o semplicemente perche’ , a parte il Freddo, non durano piu’ di 2 minuti. Non se lo chiede.
In testa ha un obiettivo.
Vuole il Freddo e vuole che il Freddo…si distrae.
Cenano, bevono, pippano, s’addormentano sul divano, Bart nella camera degli ospiti.
Il Freddo non dorme, fuma sul terrazzo.
Sara gli si avvicina, gli tocca il bicipite e gli fa un cenno con la testa.
Lui capisce tutto.
-Si’,principessa .Te lo meriti –

In pochi minuti sono sotto casa di Francesca.
Il Freddo forza il cancello, poi il portone e la porta di casa. Senza rumore.
Sono quasi le 3. Entrano invisibili in camera da letto.
Lei dorme abbracciata a Corrado, il suo uomo.
Il Freddo si gira confuso e alza le spalle.
Sara fa si’ con la testa. Decisa.
Allora lui sfila piano il cuscino da sotto la testa di Corrado e glielo spinge sulla bocca. Poi la guarda per incoraggiarla.
E lei lo imita, fa lo stesso con Francesca.
La rabbia esce prepotente, Sara scopre una forza mai immaginata e spinge, spinge, spinge.
Finalmente.
Poco dopo i due non muovono piu’ le gambe, non si agitano, le braccia sono stese, sembrano rilassati, due bimbi addormentati.

-Annamo, corri, lo sai com’e’, te l’ho gia’ detto. Veloce –
Sara e’ felice. Non prova nulla. Anzi si. Soddisfazione .

A casa dormono tutti, i duri.
Sara e il Freddo hanno bisogno di lavarsi. Un bisogno prepotente.

E’ la doccia piu’ dolce che lei possa ricordare.
– Domani e’ un altro giorno, principe’ . E io torno a cena. Aspettame. Fatte trova’.
E non apri’ piu’ a nessuno. Questa doccia da adesso, e’ solo mia .