Ombre della sera

Non tutti pensano a chi sta male. E tra chi sta male non tutti annoverano tra chi soffre chi ha commesso un reato e ora sconta una pena, privato della libertà. E’ bene ricordare che uno sbaglio a volte può cambiare completamente la propria vita. E’ bene ricordare che può succedere a tutti.
Ombra della sera è una statuetta votiva alta appena 57 centimetri che rappresenta un fanciullo dallo sguardo enigmatico. Pare sia stata forgiata dagli Etruschi e per millenni sia rimasta interrata prima d’essere scoperta. Compare all’inizio del film e ci indica da subito che si vuole procedere per interrogativi esistenziali: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo.
Il carcere è un tema caldo da sempre, in questi ultimi anni lo è ancora di più. Personalmente ritengo che ci siano operatori culturali che lo cavalcano con un tornaconto che non gli fa onore. Antonella Esposito però non è tra questi. Ha una delicatezza che le si legge nello sguardo e nell’incedere un po’ appesantito da una gravidanza quasi al termine. Per anni ha lavorato a Rebibbia a fianco di Fabio Cavalli (il titolare della scuola di teatro interna al carcere che ha fiancheggiato i fratelli Taviani per “Cesare non deve morire”) e da due anni produce, scrive, insegna e gira da sola. Il film documentario Le ombre della sera l’ha girato con i suoi amici detenuti, anzi ex detenuti e con le loro famiglie. Perché il tema delicatissimo che tocca questo film, dal 2016 nelle sale in maniera saltuaria, ma spesso accompagnato dalla regista stessa, è proprio il reinserimento dei detenuti in seno alla famiglia, una volta tornati in possesso – provvisoriamente o per sempre – della libertà.
Delicatamente la macchina da presa ci conduce nella vita di quattro uomini di cui ignoriamo il reato, la durata della detenzione, le motivazioni e le vite, l’unica cosa che sappiamo è che ora sono usciti, forse non per sempre, ma perlomeno per un po’, e devono ricostruire un rapporto con chi è rimasto fuori, ma ha sofferto quanto – forse più – di loro. Soprattutto le figlie, le nipoti, le mogli, le compagne. Perché nella maggior parte dei casi sono le donne a restare fuori e a fare le veci dei compagni internati.
Gli attori, molto bravi, interpretano se stessi dunque, e i loro fantasmi di dolore e di smarrimento, le loro incoerenze, i loro ricordi, la gioia di riabbracciare chi si ama, la rabbia e l’impotenza verso un passato sbagliato che non si può cambiare.
Un film rarefatto, con una lentezza che non sempre è poesia e una colonna musicale decisamente ingombrante.

OMBRE DELLA SERA
scritto e diretto da Antonella Esposito
con Alessandro Bernardini, Matteo Cateni, Romolo Napolitano, Giancarlo Porcacchia, Sandro Verzili e la partecipazione di Pippo Delbono
90 min. Italia 2016.