Pop Culture, Walter Benjamin e la macedonia musicale

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Campionamenti, cover, remix, contaminazioni, interpretazioni, plagi: il duplicato musicale è entrato nel sottofondo sonoro delle nostre vite con continuità. Gran parte della musica che si ascolta alla radio, negli spettacoli (a partire da Xfactor), nelle pubblicità, a teatro perfino, cita copia reinterpreta o semplicemente contiene altra musica. (cit. “ …uno sciagurato “sample” della “21st century schizoid man” dei King Crimson si dibatte come una coda di lucertola tagliata fra le note della coattissima “Power” di Kanye    West).

E’ un segno di povertà creativa oppure siamo davanti a grandi potenzialità? Preferiamo spesso l’originale o ci sorprende e conforta l’improvviso apparire di un ricordo musicale all’interno di una canzone moderna ? Sicuramente si tratta di un trend creativo e musicale che rispecchia la complessità e globalità del gusto e della società attuale, e di seguito ne vediamo i fattori determinanti e qualche definizione per orientarsi.

Da alcuni anni il pop, nella sua più vasta accezione, ha una storia da citare, una libreria universale a disposizione, è maturo, ha un passato. Una melodia o un ritornello anni 60 , un brano dei Beatles, possono essere citati in quanto ricordano un clima un’emozione una storia. E le melodie molto empatiche degli anni 60-70-80 si prestano molto ad un uso “evocativo”.

Il secondo fondamentale fattore è il tema della riproducibilità dell’opera d’arte. E’ quasi superfluo pensare ai mille progressi tecnologici (memorie, banda larga, digitalizzazione , mp3…..) che permettono la duplicazione in ogni modo e luogo, rivoluzionando ovviamente la fruizione musicale, e dando un nuovo significato al senso e valore dell’originalità e del concetto di copia. E’ la dinamica, applicata alle foto e al cinema, spiegata da Walter Benjamin nel sempre attuale “ L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” (1936): “La riproduzione ripete l’opera d’arte sottraendole l’autenticità, che ne costituiva nel passato la caratteristica fondamentale, l’essenza stessa dal punto di vista della fruizione, che si trasforma in consumo…… L’arte perde in questo modo la sua caratteristica tradizionale, l’aura. Questa trasformazione deve essere compresa nel senso che la fruizione dell’arte è legata a delle premesse sociali ed alle condizioni concrete della sua produzione e della sua destinazione, che hanno subito dei cambiamenti nel corso della storia. Ecco quindi che la citazione musicale in tutte le sue modalità possibili diventa un linguaggio artistico ammesso, creativo e comunicativo: consumabile.

Si distinguono alcune macro-tipologie e definizioni di contaminazioni musicali, di modalità di “copia”. Le Cover sono il fenomeno più diffuso e comune: la semplice reinterpretazione di un brano può stravolgerlo, rendere un’emozione completamente diversa dall’originale. Con la possibilità di duplicare e diffondere globalmente , ogni cantante o musicista può “dare la su versione” di un brano. Gli esempi sarebbero migliaia: brani rock che diventano ballate nostalgiche (Rhythm of the Night di Corona, versione Ex-Otago,

la viziata ragazza americana di Bob Dylan è brianzola e leghista in Come una Pietra  Scalciata (Like a Rolling Stone riproposta dagli Art 31, con tanto di autorizzazione preventiva proprio del mitico Bob).

Certo suonare i brani altrui è comune per tutti i musicisti, ma oggi è possibile sentirle qualsiasi classico non solo “suonato” ma rielaborato in ogni modo possibile e immaginabile uno per tutti : Smoke on the Water, classicissimo dei Deep Purple, diventa una simpatica rumba a cura del tedesco (!) Senor Coconut,

Citazioni e riprese musicali avvengono invece attraverso i “Sample”, o campionamenti. Successi di Cristina Aguilera, di Robbie William, Beyoncè e cosi via citano ampiamente, tramite campionamenti e inserti musicali, Barry White , Chaka Khan, Joe cocker e altri classici (una carrellata di esempi:

Sono abbellimenti, a volte furbette modalità di compiacere l’ascoltatore, a volte citazioni vere e proprie. La tecnica dei campionamenti è alla base dei Mashup, dove l’arte del riciclo musicale raggiunge vette creative notevoli. I Mashup sono componimenti musicali composti interamente da parti di altri brani. E i risultati sono innovativi, divertenti, assolutamente lontani dal puro collage che si può immaginare. Per tutti vale la bella Pop Culture, di Madeon: 39 diverse canzoni , tra il meglio del pop mondiale, sono il condensato di cultura popolare che va a comporre un pezzo assolutamente originale.

Il lavoro di campionamento è anche alla base della più classica della “copia non conforma all’originale”: il Remix. I remix generalmente approfondiscono , stressano e dilatano l’originale, fino a stravolgerlo nelle battute al minuto, nella ripetizione di alcuni incisi, nelle sonorità. Si va dalla pura e semplice rielaborazione più ritmica e veloce alla ripresa di un tema per studiarlo in profondità e costruire un’emozione diversissima dall’originale. Tra tanti esempi alcuni classici come Bob Marley :Sun is Shining , lentissima e ipnotica nell’originale, diventano un inno all’allegria e alla Giamaicana nel remix di Funkstar De Luxe

o l’immortale I Heard it Through the Grapevine di Marvin Gaye e Credence Clerwater Revival nella The Reflex Revision

Spesso il remix sposa sonorità dance, ma anche ambient o new age , ridisegnando il contorno musicale della canzone.
Insomma…se la copia è diversa dall’originale, è davvero una copia? Intanto ci gustiamo questa vasta macedonia musicale e ringraziamo Walter Benjamin, che aveva capito tutto 80 anni fa.