evviva Giuseppe

Il giorno in cui è nato era febbraio inoltrato e a Parma nevicava. Suo padre era così felice che, con il suo primogenito per mano, incominciò a saltare tra i fiocchi che cadevano gridando: “Evviva Giuseppe! Evviva Giuseppe!”. E anche il fratello maggiore, che aveva appena sei anni e che non era poi così contento di quell’intruso arrivato a sottrargli l’amore esclusivo dei suoi genitori, finì per unirsi a quel grido di felicità e festeggiare quella nascita con un’allegria autentica. L’unione di quella famiglia fu proverbiale: amici e colleghi la ricordano con rispettoso amore.
Stiamo parlando della famiglia Bertolucci, composta da tre artisti e da una donna che con la sua dedizione e la sua amorevolezza ne è stata il collante. Il padre Attilio era un magnifico poeta – (La camera da letto, Il fuoco e la cenere, La rosa bianca…), Bernardo Bertolucci, regista premio Oscar per L’ultimo imperatore e acclamatissimo autore di grandissimi film. E Giuseppe?
Giuseppe era il più giovane, nato nel 1947, era stato introdotto al cinema proprio dal fratello maggiore, che lo voleva scuotere dopo una crisi amorosa giovanile. E’ aiuto regista, sceneggiatore, attore. E scrive per il teatro. E’ lui l’autore dei primi monologhi di Roberto Benigni, ma ha scritto anche libri, ha militato attivamente nel PCI e ha realizzato film come Berlinguer ti voglio bene, Segreti segreti, Oggetti smarriti. Ha creduto nel cinema, nella cultura, e ha il merito di aver fatto lavorare per primo attori come Benigni, Laura Morante, Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco.
Ma tutto questo viene raccontato nel bel documentario di Stefano Consiglio, “Evviva Giuseppe”, con una maestria e una grazia che assomigliano molto alla poesia. Sia perché il ricordo di chi l’ha conosciuto è velato da una commozione che è sì rimpianto, ma soprattutto gioia di essergli stati accanto, sia perché è il racconto di una stagione di fervore e di fede nel valore della cultura in grado di capovolgere il mondo. Il fratello Bernardo, l’amico di sempre Mimmo Rafele, i sodali Giordana, Farinelli, Lidia Ravera, Stefania Sandrelli, Nanni Moretti e tutti gli altri – e sono tanti – che scorrono sullo schermo, presentandoci Giuseppe Bertolucci, parlano anche di sé e dei propri sogni, e il segreto sta proprio nell’aver avuto tutti insieme lo stesso sogno.
Ci sono anche, brillanti nella loro lucidità, le parole di Aldo Nove e di Emanuele Trevi.
E c’è una macchina da presa che scava nei segni del tempo che è passato, e c’è un montaggio serrato di ciò che è stato e di ciò che è. Giuseppe c’è, dalle fotografie in bianco e nero dell’infanzia in famiglia, ai primi superotto sul set, al lavoro impegnato e prezioso alla Cineteca di Bologna, fino a poco prima che morisse, ma ci sarebbe stato in ogni caso.
E infatti l’altra sera tutti noi che eravamo presenti al cinema Nuovo Sacher, dove il documentario è stato proiettato, siamo usciti w saltellando sui sanpietrini di via Induno abbiamo gridato, – in silenzio, perché ora non la facciamo più sentire la nostra voce alta – “Evviva Giuseppe!”.

EVVIVA GIUSEPPE
Documentario: 90 minuti
regia di Stefano Consiglio