cattivi maestri – di simona fasulo pieri

A proposito dei fatti del Liceo Massimo, uno dei più prestigiosi licei privati della capitale: un insegnante di Lettere di 53 anni, con moglie e figlio, ha abusato di una sua allieva quindicenne. Alcuni diranno immediatamente: “Non ha abusato, lei era consenziente. Si può dire invece che il professore ha avuto una storia con una quindicenne”.
Proviamo a fare delle ipotesi: lei è una ragazzina, probabilmente bella, che dimostra più dei suoi anni. In giro per Roma ne vediamo a migliaia: bellissime donne che però, a guardarle bene, sono bambine. Logico che la bellezza e la giovinezza attraggano. Attraggono gli uomini e le donne, ne sono attratti ancora di più coloro che si cominciano ad allontanare dalla giovinezza, e credono di poterla riconquistare appropriandosi del corpo e delle attenzioni di un essere umano più giovane. E’ stato sempre così: per ostacolare anche il solo pensiero dell’invecchiamento e della morte, c’è chi basa la sua seconda e terza età sulla conquista di creature più giovani. Abbiamo avuto un presidente del consiglio così, se non ricordo male… (tra parentesi, un presidente del consiglio che rischiamo di dover avere di nuovo.) Ma lasciamo da parte la politica, qui si tratta di ben altro. Si tratta di una debolezza umana che non è né prettamente maschile né prettamente femminile, anche se è più facile trovare uomini molto anziani che seducono donne più giovani piuttosto che il contrario. Probabilmente per questioni storiche, di costume, di abitudini, di pudori, di crescita, di possibilità, magari anche per consapevolezze diverse.
Nel caso del Massimo c’è anche l’aggravante del ruolo: un professore – uomo o donna che sia – non dovrebbe guardare i suoi allievi considerandoli come oggetti sessuali. Mai. Dovrebbe capirne l’anima invece, indagarne la psiche casomai, o semplicemente attenersi ai programmi scolastici e interessare gli studenti – che siano maschi o femmine, belli o brutti, esili o muscolosi – verso l’amore per la sua materia e lo studio della stessa.
Ma noi non sappiamo come sia scoccata la scintilla tra questi due esseri umani. Anzi: è scoccata davvero o lei si è sentita obbligata a sottostare alle richieste sessuali – rassicuranti o untuose, magari nient’affatto violente – del suo professore? Chi lo sa. Il fatto che l’abbia denunciato qualcosa dovrebbe suggerirci.
Ma mettiamo pure che sia andata così: si sono innamorati e lei, nell’aula delle lezioni private, complici la scuola semivuota e la passione, ha avuto con lui un rapporto orale, dal quale sarebbe uscita sconvolta al punto da confessare tutto alla mamma. Con la conseguente denuncia.
Chi ha figli si metta nei loro panni e pensi alla pressione psicologica che può avere subito la ragazzina da parte di un uomo adulto che ha il potere e l’autorità di un professore.
Chi non ne ha provi a ricordare come si sentiva a quindici anni, tutta la confusione, i sogni, i dubbi, la sicurezza che ostentava, le cose proibite solo orecchiate e non sapute eccetera eccetera. E sento già le obiezioni: “Noi non eravamo come loro”. E già, perché anche le persone migliori dicono che oggi i giovanissimi sono terribili, che fanno e dicono cose sconvolgenti e gli adulti sono spesso vittime di aggressioni verbali, di seduzioni cui non si può non cedere. E via, questo è davvero ridicolo! Tra un adulto e un adolescente, la responsabilità è sempre e comunque dell’adulto. E anche l’ultima parola. Senonché, in questo nostro mondo, pare che di adulti ce ne siano sempre meno, tutti malati di quella sindrome che quand’eravamo giovani ci sembrava carina, – quella di Peter Pan – e invece ci si sta ritorcendo contro. Contro di noi e purtroppo anche contro i nostri figli.
Mi fermo qui. Ma non buttiamo la croce addosso a una ragazzina. E se poi si vuole pensare con un po’ di pena anche al seduttore, è consentito: in fondo siamo tutti fragili, non abbiamo nessuna voglia di crescere, invecchiare, morire, la vita è pesante, la famiglia e l’impegno pure. Ma la legge, ringraziando il cielo, di queste cose non può occuparsi, e quindi sarà meglio affrontare con calma i propri desideri e impulsi, reprimendoli ma studiandoli a fondo per capire come uscirne vivi, senza danneggiare nessuna anima.