visage village – di simona fasulo pieri

Lei è belga, lui parigino. Lei è una regista di grande fama, Oscar alla carriera 2018, lui è un artista che col suo progetto Inside Out ha tappezzato luoghi ufficiali e facciate di case, chiese, casolari, fabbriche, con milioni di fotografie di gente qualunque. Lei è del 1928, lui del 1983. Si sono incontrati e hanno fatto un film documentario che va dritto al cuore.
Prima di tutto colpisce la relazione che c’è tra i due artisti, la tenerezza di lui verso la vecchiaia di lei, la curiosità di lei verso la giovinezza di lui.
Poi è bello capire che, pur nella loro diversità, li muove lo stesso intento nel filmare le persone che incontrano: osservare, ascoltare, trovare e poi sollecitare nell’altro, negli altri, un punto di vista nuovo sui fatti e sulle cose. Una delle grandi funzioni dell’arte, insomma: aprire la mente.
Agnes e JR (Jean René è il suo nome di battesimo, e dal JR, il cattivo della serie americana Dallas, ha preso il suo nome d’artista) scambiano pensieri e sentimenti, sguardi – quello di Agnes minato da una malattia degli occhi che le offusca sempre più la vista, quello di JR sempre velato dagli occhiali da sole – e parole. Per dirsi e dirci del passato di lei, degli intenti artistici di lui, delle idee che via via si fanno concrete nel road movie che scrivono e girano insieme per le strade della Francia agricola e portuale, mentre con il furgoncino di lui su cui viaggiano, fotografano bambini vecchi donne e uomini e incollano le loro gigantografie nei villaggi in cui passano.
Così scopriamo alcune storie e certi fatti strani, come quello che gli allevatori bruciano le corna alle capre per evitare che combattano e aumentarne così la produzione di latte; che Jeanine è l’unica abitante residente e resistente in un villaggio di minatori ormai abbandonato; che un uomo da solo può coltivare 800 ettari di terreno grazie agli attrezzi elettronici e al suo computer; e tante altre storie comuni eppure uniche, semplici eppure toccanti. Perché, se la funzione dell’arte è aprire la mente, mescolare il passato di Agnes, denso di idee rivoluzionarie, di vissuto straordinario – gli incontri, gli amici persi, le fotografie scattate negli anni Cinquanta – e il presente di JR, proiettato verso un futuro delle dimensioni di una gigantografia da piazzare sui cavalcavia, ci restituisce un senso di concretezza molto più reale di quanto si possa immaginare. La visione di Visage, Village regala allo spettatore la spinta a fare, a continuare, a non lasciar andare le cose. Nemmeno quando si soffre perché il vecchio amico Godard manca a un appuntamento importante, nemmeno quando l’alta marea risucchia una bellissima opera appena realizzata, mostrandoci l’effimera consistenza del tempo.
E’ un documentario/film pieno di cose bellissime, che finisce con i piedi e gli occhi di Agnes fotografati da JR e appiccicati sui vagoni di un treno, perché lei possa continuare a viaggiare, almeno in quella forma, per tanto tempo ancora.

VISAGE VILLAGE
6 ottobre 2017 (Stati Uniti)
Registi: Agnès Varda, JR
Botteghino: 2,5 milioni USD
Premi: Independent Spirit Award per il miglior documentario
Candidature: Premio César per la migliore musica da film, Premio Oscar miglior documentario