Le lettere dell’alfabeto sono 21 nella lingua italiana. Con le lettere si possono produrre poesie, romanzi, saggi, frasi d’amore, slogan. Possedere lettere in forma grafica e sonora, conoscerne il significato e il suono, saperle riprodurre oralmente e per iscritto è un dato caratteristico che ci distingue da tutte le altre creature terrestri. I segni della scrittura, il suono articolato della voce umana, hanno qualcosa di magico.
Oggi è domenica, giorno di vacanza dopo due feste diverse – quella religiosa della Pasqua per i credenti e quella della Liberazione dal fascismo e dal nazismo per gli italiani. Siamo anche in prossimità del giorno dedicato ai lavoratori, la festa delle feste, importante in quasi tutto il mondo. Sono tre simboli di resurrezione: la Pasqua lo è per antonomasia, la Liberazione perché uscire da vent’anni di regime totalitario è stata una vera e propria resurrezione, la festa dei lavoratori lo è perché senza lavoro non c’è vita.
Ma che nesso c’è tra le feste e le parole? Intanto per ogni festa ci sono una canzone, un inno sacro o politico, e una poesia, uno scritto, un proclama, una preghiera. Perché gli uomini e le donne da sempre si esprimono attraverso i suoni. L’homo sapiens esiste da un numero di anni enormemente superiore al più antico sistema di scrittura ritrovato, questo significa che anche quando non conoscevano la scrittura, non avevano ancora codificato i loro suoni, gli esseri umani comunicavano tra loro attraverso una lingua solo parlata.
Da quel tempo di cui nessuno può avere memoria, è stata fatta tanta strada e ora ci sembra normale avere tutt’attorno segni e suoni tra i quali districarci, imparare a scegliere quelli virtuosi e a scartare quelli insidiosi, poter lavorare di scavo, di comprensione e di creazione con quei segni e quei suoni, cesellare con le parole i nostri e gli altrui pensieri. Ci sembra tutto normale, ma a pensarci bene è un’enorme ricchezza avere un alfabeto, è una vera festa.