l’Europa delle donne

Alle soglie delle elezioni europee, alla Casa Internazionale delle Donne a Roma, domenica scorsa, si è cercato di fare il punto sulla condizione femminile in Italia, uno dei paesi europei più travagliati politicamente negli ultimi anni, un posto in cui una donna muore per mano di un uomo ogni 48 ore, e in cui, dal 1994, si è fatta tanta strada a ritroso a causa delle politiche della destra conservatrice e patriarcale e a causa di un pensiero arcaico che ci perseguita da sempre e dal quale è evidentemente difficile separarci.
Se la Spagna è considerata il paese europeo più femminista insomma, in Italia non si può dire lo stesso, eppure ci sono decine di donne che combattono ogni giorno per la propria causa.
Come scrivono dagli Stati Uniti Cinzia Arruzza,Tithi Bhattacharya e Nancy Fraser nel loro “Femminismo per il 99%. Un manifesto”, c’è bisogno di un femminismo forte e combattivo che ricominci a lottare non perché le donne “ottengano un posto di potere nelle gerarchie delle grandi aziende capitaliste… ma perché si azzeri lo sfruttamento del lavoro femminile”. Visto che il sistema di valori liberisti è in crisi, “c’è lo spazio per creare un altro femminismo: anticapitalista, antirazzista ed ecosocialista”.

A parlare di questo ed altro, alla Casa Internazionale delle donne c’erano Ginevra Bompiani e Marilena Grassadonia, candidate alle prossime europee, Rossana Rossanda e Luciana Castellina, che si presenta anche lei alle europee, ma in Grecia con la lista Syriza. Femministe storiche da cui prendere spunto e trarre insegnamento.

“Quella fra patriarcato e capitale è un’alleanza criminale”, dicono, “i leghisti attaccano le libertà di donne, lgbt e migranti perché con questa guerra possono imporre il loro modello culturale”.
Ed è un modello culturale vecchio e stantio e sessista, contro il quale ancora si deve lottare se si vuole cambiare veramente qualcosa.
Le elezioni europee sono un’altra occasione da non perdere per far sentire la voce delle donne.
Perché per cambiare occorre lavorare in maniera seria e capillare, incominciando dall’educazione nella scuola primaria, per spiegare che il modello che abbiamo introiettato per secoli è stato fabbricato a monte dal più forte per sottomettere il più debole. E le più deboli, da sempre, sono le donne.