L’ottavo piano

“Che piano ?” “Ottavo grazie”.
Le porte si chiudono, l’imbarazzo con lo sconosciuto in spazi ristretti è inevitabile guardando gli avvisi soliti sulle pareti di un ascensore cromato sfavillante.
Rumori soffici per pochi secondi tanto da uscire al piano senza un sussulto e con un anonimo salve appena impercettibile.
Riparte soffiando l’aria compressa, pochi secondi: quindicesimo piano dice il display in sincrono con la voce artificiale del mostro tecnologico.
Moquette, legni, specchi, odore di pulito, corridoi calcati da mille passi.
Passi come storie, di soldi, di amanti, di affari tutti da creare o da fallire.
Uno dopo l’altro, cammino passo a passo, mentre vedo materializzarsi tratte bancarie alcune inventate, altre feconde, ma anche truffe, ipocrisia, bugie a scopo di lucro.
Spietata la logica, senza cuore per chi verrà allontanato.

“Toccherà a me domani ? Domani toccherà a me sorridere a smorfia mentre mi indicheranno la fine del rapporto ?

Infatti: “ Le auguro le migliori cose, stringendomi la mano a morsa occhi negli occhi.
Gentilmente raccolga le sue cose e passi all’ufficio personale, lì le daranno le credenziali di licenziamento e la liquidazione”.

Eccomi fuori, fatto. Mi prenderò un drink, qualcosa di forte e chi se ne importa se sono appena le 11 del mattino.
Chiamo Antonella, mia moglie che nel suo lavoro stabile aspetta notizie. Ho la voce impastata dallo spritz doppio. Parlo come posso.
“Sì, sono libero, preso tutto, sì ho salutati gli pseudo amici, e le segretarie anoressiche. Partiamo questo weekend ?”

È passato un mese da questi avvenimenti, lavoro ancora negativo, ma non dispero.
Quello che dispero invece è per la mia salute coinvolta all’improvviso.
Sono stato dal cardiologo amico (“ chi non ha un cardiologo amico? “), a causa di una serie improvvisa mai avute di palpitazioni cardiache importanti dopo ogni sforzo fisico, tosse secca con sensazione di soffocamento, dolori al torace e al braccio sinistro che sembra sempre un infarto acuto.
E poi tanta tristezza, depresso e malinconico, mi aggiro i pomeriggi tra le stanze di casa senza motivazioni, aspettando la sera Antonella e la sua cucina vegana…..

Il Cardiologo: “ eh carissimo abbiamo una valvola cardiaca che fa i capricci, per ora questi sono i farmaci e ci rivediamo tra un mese, non più tardi. Non escludo un piccolo intervento, ma per ora non ci pensi.
Un pò di Xanax può aiutarti. Stammi bene e avvertimi per ogni cosa”.

“Grazie”. Disperation, ci mancava questa, già in pantofole a cinquantadueanni.

Ma sentiamo il mio guru, Gaetano, sentiamo che farebbe il mio dottorino omeopatico.
“Corri a visita da me” la sua risposta.
“Come si chiama, ma come scrivi ? Nana Tripudians ? Nò, Naja Tripudians”

“Una confezione da trenta capsule, 6k-MK, numerate, da ordinare in farmacia, una al mattino a digiuno da sciogliere in bocca”.
Prendo nota, ma mi ribadisce di non togliere nulla alla terapia datami dal cardiologo. E di andare a tutti i controlli, “col cuore non si scherza”.

Mi documento: Naja Tripudians, sepente velenoso “dagli occhiali”, agisce per azione neurotossica sui nervi cardiaci, causando palpitazioni, extrasistole, e dolori precordiali.

Procedo perchè in questi anni non ne ha sbagliata una il mio dottorino, il mio guru, il mio mentore, la mia ancora.
Mi aggiunge Crataegus officinalis 1DH gocce 50gtt x 2 volte al dì fuori pasto e tenere in bocca il liquido prima di inghiottirlo. Dieta iposodica e moderata attività fisica giornaliera.

“Comandi, sono nelle tue mani e nel tuo sapere e nel tuo affetto”.

È passato un altro mese, il lavoro seppur part time l’ho trovato, vendo accessori da bagno, niente di faticoso.
Sto bene tutti sintomi scomparsi, respiro libero e i miei santi protettori l’Allopata e l’Omeopata si contendono il successo.
Non importa chi e come. Antonella mi dovrà sopportare un altro pò.

Gaetano-Maria Miccichè
Medico Omeopata
Roma