AQUI ALEJANDRA

AQUI ALEJANDRA
La poetessa Alejandra Pizarnik, figlia di immigrati ebrei russi fuggiti dall’Europa in Argentina, nasce a Buenos Aires nel 1936 e muore suicida il 25 settembre del 1972. Lo scrittore argentino Julio Cortazar, suo intimo amico, le dedicherà la poesia Aqui Alejandra che verrà citata da Marguerite Yourcenar in apertura a “Memorie di Adriano”. E’ un testo difficile perchè ci sono riferimenti molto personali, a volte incomprensibili, che dimostrano lo stretto legame che unisce Julio ad Alejandra. Ma se ci lasciamo andare all’emozione delle parole, dei versi, sentiremo una profonda tenerezza, la stessa che lo scrittore prova per l’amica perduta.
Aqui Alejandra/Qui Alessandra

Bestiolina qui,
qui contro questo,
incollata alle parole
ti reclamo.
È gia notte, vieni,
non c’è nessuno in casa
a meno che non già siano tutte
come te, come vedi,
mediatrici intermediarie,
piove in rue de l’Eperon
e Janis Joplin.
Alessandra, mio animaletto,
vieni a queste righe, a questa carta di riso
dale abad a la zorra* (frase intraducibile, scioglilingua per bambini)
a questo feltro che gioca con la chioma.
(Amavi, queste cose semplici
abolisti i ninnoli d’inantità sonora
una cartoleria di giocattoli
l’astuccio di matite
i quaderni a righe)
Vieni, resta qui.
bevi questo sorso,
ti bagnerai nella rue Dauphin,
non c’è nessuno nei caffè strapieni,
non ti mento, non c’è nessuno.
Lo so, è difficile,
è così difficile trovarsi
questo bicchiere è difficile,
questo fiammifero.
e non ti piace vedermi in ciò che è mio,
nei miei vestiti nei miei libri
e non ti piace questo debole
per Gerry Mulligan,
vorresti insultarmi senza che faccia male
dire in che modo sei vivo, come
si può stare quando non c’è niente
più che la nebbia delle sigarette,
come vivi, in che modo
apri gli occhi ogni giorno
Non può essere, dimmi, non può essere.
Bestiolina, d’accordo,
certo che lo so ma è così, Alessandra,
accoccolati qui, bebè, con me,
guarda, le ho chiamate
verranno di certo le mediatrici,
il party per te, l’intera festa,
Erszebet,
Karen Blixen
stanno già cadendo, sanno
che è la nostra notte, con i capelli bagnati
salgono i quattro piani, e le vecchie
dell’appartamento le spiano Leonora Carrington, guardale,
Unica Zorn con un pipistrello
Clarice Lispector, acqua viva,
bollicine che scivolano nude
strofinandosi alla luce, Remedios Varo
con una clessidra in cui agita un laser
e la ragazza uruguaiana che fu buona con te
senza che mai sapessi
il suo vero nome,
quale riunione , che umida scacchiera ,
che maison close di ragnatele, di Thelonious,
che lunga bellezza può essere la notte
con te e Joni Mitchell
con te e con Hélène Martin
con le mediatrici
animula il tabacco
vagula Anaïs Nin
blandula vodka tonic
Non te ne andare, assente, non te ne andare,
giocheremo, vedrai, già vedrai, già stanno arrivando
con Ezra Pound e la marihuana
con le buste di zuppa e un pesce
che soprannuoterà dimenticato, questo è certo,
in una bacinella con spugne
tra supposte e telegrammi che mai ricevettero risposta.
Olga è un albero di fumo, come fuma
quella bruna ferita di oceanodroma,
e Natalia Ginzburg, che scomponga
il mazzo di gladioli che non portò.
Vieni, animaluccio? Così. Così bene e già. Lo scotch,
Max Roache, Silvina Ocampo,
qualcuno in cucina prepara il caffè
il suo serpente contando
due zolle un bacio
Leo erré
Non pensare più alle finestre
al dietro al fuori
Piove in Rangoon –
E chè.
Qui i giochi. Il mormorio
(Consonanti di uccello
vocali di eliotropio)
Qui, bestiolina. Quieta. Non ci sono finestre né fuori
e non piove in Rangoon. Qui i giochi.

J. Cortázar
traduzione di Dimma Molinari