I nostri figli non vogliono crescere e li capisco molto bene. Oggi è cosi bello lo status dell’essere figlio! Sembra che abbiano ancora bisogno, intorno ai 30 anni, di essere “contenuti”, guidati, come se la polimorfità sessuale* dell’individuo originario ancora perdurasse, palesandosi in una forma disordinata se non caotica di desideri ed aspirazioni iperboliche, che si rivelano alla fine non “fonte di piacere” bensì soltanto fonte di confusione e distrazione: opportunità di scelta a iosa, infinite occasioni esposte nella vetrina del Paese dei balocchi. Forse troppa libertà? Quando il figlio deve decidere del proprio futuro da solo, oggi che il futuro non è per nulla assicurato (e non solo in senso metaforico), è assalito se non travolto da una sensazione sconosciuta: l’assunzione di responsabilità delle proprie scelte. Abbandonare il ruolo di figlio come unico ruolo, dare un reale addio all’infanzia, all’innocenza irresponsabile, capisco bene che nessuno dei nostri figli abbia voglia di farlo, non essendoci più l’impellente obiettivo primario dell’indipendenza dai genitori come ai tempi della nostra gioventù (finalizzato al godimento di una libertà prima non scontata). Ci vorrebbe il ritorno del Super-Io, un nuovo super eroe che li soccorra!