C’era una volta… a Hollywood

 

Un attore quarantenne mezzo alcolizzato (Rick Dalton/ Leonardo Di Caprio) che non vuole accontentarsi dei pur vantaggiosi ruoli da cattivo nelle serie western, e la sua controfigura/autista/factotum (Cliff Booths/Brad Pitt) che sa menare le mani con precisione ma senza alcun accanimento e abita in una roulotte con un cane ubbidiente e molto amato. Sono loro la guida per conoscere la Hollywood del 1969.

Tutti sappiamo la fine terrificante che fecero, nell’agosto del 1969, la giovane moglie di Roman Polanski, Sharon Tate, e i suoi ospiti nella villa di Hollywood mentre il regista girava un film in Europa. Per mesi non si parlò d’altro, e la setta omicida di Charles Manson è passata alla storia del crimine come una tra le più crudeli. Dunque, la bella villa di Dalton/Di Caprio è proprio accanto a quella del regista più acclamato del momento, l’autore di Rosemary’s baby.

Rick Dalton non ama gli hippies che si sono sistemati nelle vecchie scenografie abbandonate del far west hollywoodiano e Cliff Booths li guarda con un pizzico di sospetto, anche se è abituato a rispettare tutti purché lo lascino vivere in pace e praticare il suo senso di onestà. E d’altronde gli hippies che popolano questo film sono tutt’altro che amabili e tantomeno raccomandabili. Così, mentre tra una crisi esistenziale e l’altra, Dalton finisce per farsi convincere a tentare la strada degli spaghetti western e gira film a Roma con Sergio Corbucci (uno degli idoli di Tarantino), la comunità hippy imbocca derive portatrici di morte e prepara uccisioni salvifiche dei “porci” ricchi e borghesi di Bel Air.

Tarantino omaggia il cinema e la Hollywood del 1969, mostrandoci attori, registi, macchinisti, montatori, scenografi e truccatori, quelli realmente vissuti (Steve Mc Queen, Bruce Lee tra gli altri) e quelli inventati, in una riproduzione accurata del periodo e dell’ambiente. I colori, le atmosfere, la radio che grondava musica e notizie ventiquattr’ore su ventiquattro, le polverose autostrade di Los Angeles, gli hippies che cominciavano giusto in quegli anni a professare peace and love, vestiti di fiori e fumati di marijuana, tutti questi ingredienti fanno del suo nono film un  resoconto preciso del tempo e del sentimento svagato che lo percorreva. C’erano delle novtà grosse in quel 1969, poco percepibili da uomini di mezza età simpaticamente viziati dall’industria cinematografica come i nostri protagonisti.

C’era una volta… a Hollywood è la storia di una bella amicizia e l’amicizia tra uomini è fatta di pochi gesti, molte bevute, pochissime parole, e funziona proprio per questo. E’ anche la storia del cinema – con le maldicenze, i pettegolezzi, i cattivi consigli e quelli buoni (memorabile il cameo di Al Pacino). E’ la storia di un’epoca, ma soprattutto è la storia di un fatto di cronaca nera realmente accaduto, rivisitato in maniera sorprendente, come se quel bambino di sei anni – tanti ne aveva Tarantino nel 1969 – cui a quel tempo forse arrivò l’eco della strage di Charles Manson, volesse ribaltarne le coordinate permettendoci di tirare un sospiro di sollievo e di pensare con gratitudine che il cinema è grande anche perché contiene la magia della trasformazione.

 

C’ERA UNA VOLTA… A HOLLYWOOD
TITOLO ORIGINALE: ONCE UPON A TIME… IN HOLLYWOOD
Regia: Quentin Tarantino
Genere: Commedia, Drammatico
Anno: 2019
Paese: Gran Bretagna, USA
Durata: 145 min
Data di uscita in Italia: 18 settembre 2019
Distribuzione: Sony Pictures Italia/Warner Bros. Pictures Italia