TULLIA ZEVI, LA SIGNORA DELLE MINORANZE. STASERA ALLE 21.10 A RAI STORIA

Il dato essenziale della vita di Tullia Calabi Zevi è la salvezza, quella che mise in atto suo padre intuendo con anticipo il pericolo cui andava incontro la sua famiglia con le leggi razziali. Provò, Giuseppe Calabi, a convincere anche altri familiari a partire per gli Stati Uniti, ma purtroppo non riuscì con tutti – Liliana Segre ci racconta nel documentario quel lontano ricordo, la visita dei cugini e la reazione di suo padre che ritenne assurdo lasciare tutto e andarsene per migrare in una terra così lontana come doveva sembrare allora l’America. A pensarci bene, è una reazione del tutto legittima: certe cose tremende della storia si sono verificate proprio così, tra l’incredulità delle persone. Vigilare, dunque, questo è uno degli insegnamenti di Tullia Calabi Zevi, misurare la temperatura delle democrazie attraverso il rispetto per le minoranze. E’ sempre stato un leit motiv nella sua vita, tutte le minoranze vanno rispettate e curate in una democrazia sana, se c’è qualcuno tralasciato, ignorato o peggio ancora perseguitato, il consesso civile deve sollevarsi per lui.

Tullia Calabi Zevi prese il nome del marito, l’architetto Bruno Zevi. D’altronde si erano conosciuti da fuoriusciti a New York e in America questa è la norma. Antifascisti convinti facevano, giovanissimi, propaganda presso gli italiani emigrati lì, che li sbeffeggiavano, convinti che l’Impero del duce fosse una benedizione per la loro patria lontana. Tullia incomincia a scrivere per i giornali ebrei statunitensi e lavora anche alla radio per la NBC. Conosce perfettamente diverse lingue e ha uno charme e una cultura invidiabili.

Dopo la guerra, Tullia e Bruno tornano in Italia, a Roma, e pian piano lei diventa una figura di spicco nella comunità ebraica romana, collaborando con l’UCEI, l’Unione Comunità Ebraiche Italiane, di cui diventerà  la prima presidente donna nel 2008. Come dice lei stessa con un pizzico d’ironia in un’intervista dell’epoca, “gli italiani sono maschilisti e gli ebrei forse ancora di più, quindi è un gran risultato essere una donna a capo dell’Unione”.

Perché sì, forse non la si può definire femminista – prendo in prestito le parole della biografa Puma Valentina Scricciolo -, ma di sicuro è un esempio per tutte le donne, perché è riuscita a coniugare il suo impegno pubblico con la famiglia, i figli, e non ha mai smesso di essere se stessa.

Belle testimonianze dei due figli – Adachiara e Luca –  e di Nathania, l’amatissima nipote, e i ricordi di Emanuele Ascarelli, che ha collaborato con lei a lungo all’Unione e per la rubrica della Rai Sorgente di vita, lo sguardo della storica Patrizia Gabrielli, che colloca la Zevi nel suo tempo, raccontandone tra l’altro anche gli incontri virtuosi che la “signora delle minoranze” fece nella sua lunga vita, come quello con Amelia Rosselli e le sue nuore. Bei ricordi che ci avvicinano a una donna della quale è bene non dimenticare le idee e gli intenti. Per una vita più giusta.

 

 

 

MARTEDI’ 14 GENNAIO 2020 ORE 21,10 RAI STORIA

TULLIA ZEVI LA SIGNORA DELLE MINORANZE

di Simona Fasulo

regia di Nicoletta Nesler