Le braci al Piccolo Eliseo

 

Al Teatro Piccolo Eliseo uno dei capolavori letterari del ventesimo secolo “Le braci” di Sandor Marai, scritto nel 1942, per la regia Laura Angiulli che affida ai due protagonisti, in una pregevole prova attoriale di Renato Carpentieri e Stefano Jotti la complessità dei rapporti umani in tutte le sue più nascoste sfumature. Anche le più inconfessabili. E’ l’incontro apparentemente chiarificatore tra due amici, Henrik, generale in pensione della Guardia Reale e Konrad, suo amico d’infanzia. Un incontro avvenuto dopo 40 anni, in una stanza rimasta , ferma ed immobile da allora, scarna, forse a sottolineare un passato che non esiste più a confronto con l’attuale in cui entrambi non si riconoscono, o forse un’amicizia che non è mai esistita. Un’amicizia vissuta per 40 anni con un segreto nell’animo, l’amore per la stessa donna, la moglie di Henrik, morta a 30 anni.Un incontro in cui dall’inizio emerge una difficoltà a confrontarsi, a chiarirsi; un quasi monologo incalzante di Henrik, interpretato da un bravissimo Carpentieri, davanti agli occhi malinconici e alla chiusura di Konrad, ben interpretato da Stefano Jotti. Si incontrano, si parlano, si scontrano ma in realtà non si chiariscono. Sono vicini ma al tempo stesso gli animi distanti. Le menti assortite e rapite da dubbi che non hanno risposte sulla loro amicizia e su quel triangolo amoroso mai confessato e probabilmente vitale, a suo tempo per le loro esistenze. Henrik ha atteso invano per 40 anni risposte che non arriveranno e che bruceranno tra le cenerii del diario della moglie Krisztina, buttato alle braci, in una vecchia stufa.Ottimo lavoro. Pregevole interpretazione. Forse una eccessiva contrazione di alcuni snodi narrativi, fondamentali, rispetto al testo ma la minuziosità della carta non è facile portarla in scena.