Il colibrì

Una delle cose più interessanti di questo ultimo romanzo di Sandro Veronesi, scelto come candidato allo Strega, è la parte finale in cui lo scrittore cita le sue fonti. Particolarmente apprezzata perché piuttosto rara nelle opere di finzione. A differenza dei saggi, non c’è l’obbligo di rimandare a una bibliografia da cui si sono prese notizie e informazioni, addirittura si può dire che l’autore non ha a volte neppure la coscienza di essere stato ispirato dalla tale lettura o dal tale film. E quindi chapeau a Veronesi che invece tiene nota delle cose che legge, degli incontri intellettuali, dei film visti e della musica ascoltata, e li riporta consapevolmente in ciò che scrive. E questo arricchisce il suo lavoro. Perché è inutile pensare “questa trovata non è originale, l’ho già vista in un film, o l’ha già scritta il tale autore, o il paroliere della tale canzone”: niente è del tutto originale, tutto è già stato scritto e detto, e vissuto. E’ solo una questione di come e non di cosa. La bellezza dipende da come racconti la stessa storia. Ancora di più: di come riesci a farla passare per un’invenzione laddove sai – perché non puoi non saperlo – che non ci può essere niente di completamente originale.

Il colibrì parte da una telefonata che nessuno si aspetterebbe mai di ricevere. E parte bene, alla grande, per portarci nella vita dell’oculista toscano Marco Carrera, un uomo che – quando noi lo conosciamo – ha già qualche carico di dolore di troppo.

Scandito da piani e modalità narrative diversi – le lettere, le telefonate, gli SMS, –  il romanzo passa da una decade all’altra, dal passato al presente al futuro portandosi dietro il lettore con un pizzico di fatica. Insomma, prima di conquistarci pienamente alla lettura devono passare un bel po’ di pagine, come se dall’iniziale spinta propulsiva poi la narrazione si accasciasse nei risvolti dolorosi dei vissuti di Marco – fraterni, filiali, sentimentali, maritali – per poi risalire proprio quando Marco decide di smettere di essere solo spettatore e vittima del fato e si fa attore  della propria vita.

I personaggi che ruotano attorno al colibrì – questo il nomignolo affibbiatogli dalla madre quando, ormai adolescente, non si decideva a crescere di statura – portano tutti le stimmate della sua sofferenza: la moglie pazza, l’eterno amore indeciso, il fratello fuggitivo, i genitori in lotta perpetua, la sorella suicida, l’amico iettatore. Sofferenza che si scioglierà solo con l’avvento dei posteri – figlia e nipote – che lo conducono verso nuove consapevolezze fino alla conclusione assertiva e in qualche modo soave da eroe protagonista.

IL COLIBRI’

di Sandro Veronesi

ed. La Nave di Teseo

pp.368

uscita novembre 2019