Verdone: riaprire i drive-in è una fesseria

Lo ha detto a Un giorno da pecora, nuovo film in autunno

“Il drive-in è una visione romantica che va bene per il cinema d’estate, per una retrospettiva su Totò o Alberto Sordi ad esempio, ma lì finisce. Era una cosa che andava negli anni Sessanta, infatti a Roma ce n’era uno solo. Il drive-in può essere una soluzione per due luoghi, dove fai rassegne estive, ma non può sostituire il cinema. Sto a casa in poltrona altrimenti, è più comodo. Devo prendere la macchina per andare a vedere il film e guardarlo in auto? No, è una fesseria. Capisco quando in America c’erano le decappottabili, ma ora…”.
Cosi l’attore e regista ai micorofoni di Radio 1.

Poi si passa a parlare della quarantena. “Io la passo tra la cucina, il salotto, poi vado sul terrazzo e alla scrivania – rivela Verdone -. Scrivo un bel po’: inizialmente non riuscivo a fare niente, il giorno dopo buttavo quel che facevo il giorno prima. Da una settimana a questa parte c’è stata una sorta di riscatto e sto andando avanti col libro e con un nuovo soggetto cinematografico, mi sembra di aver ben inquadrato le cose”.
“Allo stato attuale sto pensando ad un’intelaiatura di narrazione universale – afferma parlando del suo nuovo libro – ma all’interno non è che puoi fare a meno di raccontare qualcosa di importante che è successo. In qualche modo deve entrare nel discorso del film”. In questo periodo, racconta ancora, “mi sono rivisto ‘C’era un cinese in coma’, e devo dire che era un gran bel film, mi sono piaciuto. E’ stato il più faticoso della mia carriera e venne anche un po’ snobbato dal pubblico. Oggi invece è molto apprezzato”.