Genio e sregolatezza. Michelangelo Merisi, il Caravaggio (29 settembre 1571 – 18 luglio 1610)

Genio e sregolatezza. Michelangelo Merisi, il Caravaggio  (29 settembre 1571 – 18 luglio 1610)

“Prendo in prestito dei corpi e degli oggetti, li dipingo per ricordare a me stesso la magia dell’equilibrio che regola l’universo tutto. In questa magia l’anima mia risuona dell’Unico Suono che mi riporta a Dio”.

Caravaggio

Pittore maledetto, artista dalla personalità irrequieta e passionale, uomo facile alla collera costretto a fuggire da Roma con l’accusa di omicidio durante una rissa.  Sono molti gli interrogativi che ancora ci poniamo sulla figura di Michelangelo Merisi, conosciuto come il Caravaggio, a 410 anni dalla sua morte, avvenuta per “febbre maligna” a Porto Ercole il 18 luglio 1610. L’esposizione in corso, fino al 13 settembre 2020, ai musei Capitolini,  racconta “Il tempo di Caravaggio” attraverso i capolavori della collezione dello storico dell’arte Roberto Longhi esposti nelle sale di Palazzo Caffarelli. In mostra il celebre “Ragazzo morso da un ramarro” di Caravaggio e oltre 40 dipinti degli artisti che nel secolo XVII hanno subito in varia misura l’influsso della sua rivoluzione figurativa: http://www.museicapitolini.org/it/mostra-evento/il-tempo-di-caravaggio. In teatro Ruggero Cappuccio ha narrato, nel 2012,  l’epilogo dell’esistenza del pittore nello spettacolo “Le ultime sette parole di Caravaggio”, una rievocazione-reinvenzione della morte di Caravaggio immersa in un’atmosfera di delirio e di poesia, un lavoro che intreccia in forma drammatica i temi dell’arte, del potere e del mito. Nel 2019, in occasione dell’anniversario della morte dell’artista, Francesco Fei  ha realizzato il docu-film “Dentro Caravaggio”, un originale viaggio nell’animo di una delle figure più importanti e tormentate della cultura e dell’arte in compagnia dell’attore Sandro Lombardi. Con l’aiuto di esperti e di testimonianze inedite, il film indaga i segreti della complessa personalità del pittore  attraverso un’accurata lettura delle sue opere e della sua vita.

Non è certo che Filippo Neri abbia conosciuto  personalmente Caravaggio. Ma alcune fonti riferiscono che l’oratoriano avrebbe rivolto al pittore queste parole: “Vedo in te due lupi che lottano uno contro l’altro e devono sbranarsi a vicenda.” Caravaggio avrebbe risposto: “Quale dei due riuscirà a vincere?” E Filippo Neri avrebbe ribattuto: “Quello che tu avrai nutrito di più.” Genio immortale, animo irrequieto dall’esistenza tormentata,  Caravaggio per molti resta la figura del “pittore maledetto”. C’è però chi nel Caravaggio vede, nonostante lo stile di vita, un interprete fedele della dottrina della Chiesa, anzi un artista che ha contribuito al movimento della Riforma cattolica. Fu Girolamo Vittrice,  influente e ricco oratoriano, a commissionare a Caravaggio una pala d’altare per la cappella dedicata alla Pietà nella chiesa di S. Maria in Vallicella. La “Deposizone”, realizzata negli ultimi anni di permanenza dell’artista a Roma, fu lodata anche dai biografi seicenteschi. Giovanni Baglione scrisse: “Nella Chiesa nuova alla man ritta v’è del suo nella seconda cappella il Christo morto, che lo vogliono seppellire con alcune figure, a olio lavorato; e questa dicono, che sia la migliore opera di lui.” Il dipinto rimase nella cappella fino al 1797, quando, in seguito al Trattato di Tolentino, fu rimosso, affidato a Giuseppe Valadier e trasferito a Parigi. La “Deposizione” fu restituita  nel 1816 e attualmente si trova nella Pinacoteca vaticana.