
Fino al 1° nvembre, il Teatro del Falcone di Palazzo Reale a Genova ospita la mostra Mogano Ebano Oro! Interni d’arte a Genova nell’Ottocento, da Peters al Liberty, che doveva inizialmente chiudere il 5 luglio ma che è stata prorogata per l’emergenza sanitaria. La mostra, curata da Luca Leoncini, Caterina Olcese Spingardi e Sergio Rebora, intende coniugare arte e artigianato esplorando la produzione di arredi e arti decorative a Genova nell’Ottocento, a partire dai mobili progettati e realizzati dal mobiliere inglese Henry Thomas Peters (Windsor, 1792 – Genova, 1852), che si trasferì a Genova e qui visse l’ultima fase della sua carriera, per ben trentacinque anni. La figura di Peters fu molto importante per l’ebanisteria ligure perché traghettò il settore da una elegante pratica artigianale a un livello di produzione industriale e seriale di stampo moderno che era in grado di rispondere tanto alle esigenze della committenza più colta e sofisticata, quanto ai più misurati desideri della borghesia delle imprese e dei commerci.
Nel percorso esposti oltre duecento pezzi, suddivisi per sezioni sulla base delle tipologie di arredo: ci sono mobili, dipinti, disegni e bozzetti, porcellane, maioliche, sculture, gessi e fotografie, per evocare le scelte culturali tipiche della nuova alta borghesia delle imprese e dei commerci, attiva a Genova a inizio XIX secolo. Diversi gli obiettivi dell’esposizione: il primo è raccontare il fondamentale ruolo giocato da Peters nella Genova dell’Ottocento (il segreto del suo successo va ricercato, da un lato, in una formula stilistica congeniale al gusto espresso dalla società ligure del tempo e,dall’altro, nella capacità di far fronte alle crescenti richieste di una clientela sempre più ampia, attraverso la creazione e il lancio sul mercato di un ricco ventaglio di tipologie di oggetti di arredo). La sua interpretazione del ruolo dell’imprenditore, con l’introduzione di metodi da “protodesign”, secondo la felice definizione di Antonella Rathschüler, ne fece un precursore della rivoluzione industriale nell’attardata Italia della prima metà dell’Ottocento. Ci sarà spazio anche per raccontare il laboratorio di Peters, dove lavorarono intagliatori come Pietro Lagomarsino, Giacinto Grosso, Pietro Lavarello, Avverardo Fornaroli e tra quelli degli intarsiatori Giovanni Battista Gaolio, vero virtuoso del ramo: tutti si formarono all’Accademia Ligustica di Belle Arti e sono contraddistinti e accomunati da una koinè allargata anche alla scultura in marmo e codificata nei modi di Bartolomeo Fabbri, titolare della Scuola di Ornato.
Ancora, la mostra intende far rivivere, attraverso un’apposita sezione, l’atmosfera della Genova risorgimentale, con arredi intarsiati, sculture e dipinti che illustrano episodi e personaggi celebri dell’epopea del Risorgimento (Garibaldi, Mazzini, ma anche Bianca Rebizzo e Carolina Celesia). E poi ancora, c’è un approfondimento sull’ebanisteria dedicata agli edifici di culto, affrontata richiamando in mostra il magnifico coro della Cattedrale di San Lorenzo, progettato da Santo Varni, uno dei più prolifici e richiesti scultori genovesi del XIX secolo, ed eseguito sotto la sua direzione da una composita equipe di talentuose maestranze. Si arriva quindi all’Unità d’Italia, e il rapporto con le istituzioni cittadine è ricostruito attraverso alcuni esempi dell’arredo originario di Palazzo Tursi, rinnovata sede del Municipio, ora non più in opera e rintracciati in occasione della mostra e dell’Ospedale Sant’Andrea Apostolo, fondato da Maria Brignole Sale duchessa di Galliera, e del Teatro Carlo Felice.
C’è poi una sezione dedicata alla committenza privata: alcuni arredi, estrapolati dal più complesso contesto originario (le sontuose dimore della Genova ottocentesca), illustrano la vorticosa evoluzione di gusto, aggiornato sui modelli di stampo europeo, dal biedermeier all’eclettismo più spinto. Un focus è dedicato anche alle ceramiche d’arte, complemento decorativo irrinunciabile degli interni di fine Ottocento: in mostra una campionatura della multiforme produzione della manifattura fondata nel 1883 a Genova dall’imprenditore Cesare Moreno e dallo scultore Michele Sansebastiano, con l’apporto di molteplici artisti tra cui il pittore Giuseppe Pennasilico. E ancora, due sezioni che analizzano in ottica più allargata la storia del mobile sono dedicate alla produzione di sedie leggere di Chiavari a cominciare da quelle di Giuseppe Gaetano Descalzi detto il Campanino (ricercate anche nelle corti di tutta Europa) e alle tarsie istoriate eseguite da importanti artigiani a Savona (i fratelli Garassino, Ignazio Scotto, Giuseppe Bertolotto) destinate ad arredi sacri ma anche a tavoli e stipi da esibire con ostentazione nei nuovi salotti borghesi. L’ultima sezione della mostra è infine dedicata ai processi che, sulla fine del secolo, trasformarono Genova in una città moderna aperta a un confronto internazionale: si arriva dunque alla nascita e alla diffusione dello stile Liberty in città, in tutte le sue diverse accezioni.
La mostra, organizzata in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona e il Comune di Genova, è sostenuta da Compagnia di San Paolo, ed è accompagnata da un catalogo scientifico edito da Scalpendi Editore strutturato con saggi e schede a firma di numerosi studiosi di assoluto primo piano.
Apertura dal giovedì alla domenica (quindi chiuso il lunedì, il martedì e il mercoledì) dalle ore 10 alle ore 19. Gli ingressi sono contingentati (non potranno essere presenti in mostra più di 15 persone ogni ora) e vige la prenotazione obbligatoria tramite acquisto biglietti online sull’apposito sito (a questo link invece si acquista il biglietto combinato mostra+museo). L’acquisto del biglietto avverrà dunque online con stampa a cura dell’utente o visualizzazione tramite smartphone, salvo poi il passaggio dalle biglietterie per la verifica del titolo d’ingresso al momento dell’arrivo. Sarà possibile acquistare un biglietto anche in museo, ma a condizione che i numeri massimi di capienza oraria non siano stati già raggiunti. I prezzi sono stati abbassati rispetto alle tariffe ordinarie, per incentivare al massimo il ritorno dei visitatori: 6 euro il biglietto per la mostra (5 il ridotto 18-25 anni, soci TCI, Lions Club e possessori biglietti delle Gallerie Nazionali di Palazzo Spinola), 8 euro il combinato mostra + Museo di Palazzo Reale. Inoltre, nel periodo dell’esposizione, sarà possibile visitare al prezzo speciale di 2 euro, esibendo il biglietto di ingresso della mostra, le Gallerie Nazionali di Palazzo Spinola.