La scalinata della National Gallery tinta di rosso per protesta pro-indigeni

Un gruppo di attivisti dei movimenti Extinction Rebellion e Brazil’s Indigenous People Articulation domenica scorsa ha coperto, in segno di protesta, la scalinata della National Gallery di Londra con secchiate di vernice rossa. Gli attivisti hanno poi inondato, sempre di vernice (rossa e verde) le due fontane di Trafalgar Square, sulla quale sorge il museo. L’azione è stata condotta per protestare contro le morti delle popolazioni indigene del Brasile e contro le devastazioni ambientali dell’Amazzonia: il rosso rappresenta il sangue di nativi, il verde quello delle piante colpite dal disastro ecologico. Alla protesta hanno preso parte anche altri gruppi, che si sono uniti ai due che l’hanno ideata. Durante l’azione tre attivisti di Extinction Rebellion sono stati arrestati con l’accusa di danneggiamento.

L’azione, hanno fatto sapere i due gruppi, intende rendere il pubblico più consapevole su ciò che sta attraversando il Brasile sotto il governo di Bolsonaro: ci si concentra soprattutto sulle deforestazioni illegali nella foresta amazzonica e sulla disastrosa gestione della pandemia di Covid-19 che mette a serio rischio la sopravvivenza stessa dei nativi (su questo tema, già lo scorso maggio, si era espresso anche il grande fotografo brasiliano Sebastião Salgado, che assieme alla moglie Lélia Wanick aveva lanciato un appello per salvare gli indigeni, che “rischiano il genocidio”).

“Il Covid-19”, ha dichiarato il movimento Brazil’s Indigenous People Articulation in una nota, “è arrivato nei territori degli indigeni in maniera travolgente. Si registrano perdite di vite di indigeni a ritmi che aumentano. Ci troviamo di fronte a una tragedia umanitaria senza precedenti, e dobbiamo unirci e agire”.

“Alla data di oggi, 21.000 vite di indigeni sono minacciate dal coronavirus in Brasile, 600 delle quali sono già andate perdute”, affermano invece gli attivisti di Extinction Rebellion. “Questa situazione allarmante continua a diventare sempre più seria giorno dopo giorno, perché in aggiunta alla minaccia del virus ci sono il razzismo, la deforestazione illegale, le reti criminali, le aziende di estrazione, i missioniari e le grandi compagnie che continuano ad avanzare in maniera sempre più pervasiva nei vulnerabili territori degli indigeni del Brasile”.