Griselda dei Balcani di Stelvio Di Spigno

 

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Stelvio Di Spigno (Napoli, 1975)

 

Griselda dei Balcani

 Avrei potuto amarti
come una oscillazione indipendente
dal sorgere e calare del giorno
sulla collinetta di Santa Teresa,
ti immaginavo qui, fuori dal coro,
nel paesello incorrotto della villa,
agitarti e fare fuoco, stanarmi in fretta
e uscire, lasciare una scia di plettri
tra l’odore delle stanze, mentre ti spogli
dei tuoi fianchi leggeri, vicino alla suburra
dei tuoi figli di carne vogliosa, nella cascata
dei seni che li ha generati, loro e altri milioni
il cui suono non arriva a noi, perché non siamo
più figli di nessuno e la nostra origine variabile
non si fa più sentire né adorare.

Avrei voluto amarti, perché la notte
sei sveglia come me, metti pareti divisorie
tra la pillola che lotta per dormire e la mente
che cerca una meta, proprio qui dove non
ci sono più vette né obiettivi, né lenti bifocali
per vivere senza ferirsi, nella nuova
e totale convivenza con un mondo
che non ci cerca e non fa simpatia.

Dure creature come noi, ma non inizia il piagnisteo.
Due esseri invitati, e questa storia che non regge.
Due capodogli spiaggiati, fanno l’incubo in un miracolo.

E invece accade che. Ora dovrei dire cosa accade,
ma non succede altro che una misteriosa
archiviata solitudine, che punta diritto alla trachea,
fa un giro per luoghi indifferenti, che si vedono
nei sogni ottenebrati e poi nessun rumore,
soltanto le dita sull’interruttore e il bruciore del gas
nella caldaia. Dipende dai giorni.

Tutto dipende dai giorni. Passano senza passare,
vengono e nessuno li vede, ci lasciano
cicatrici sulle mani e sul viso,
a noi che da soli si va in retromarcia, e mentre
il radar dei viventi imputridisce, procreiamo
la fine di noi stessi in amicizia, e al tempo
che avanza sugli omeri deviati
diciamo benvenuto, e mai arrivederci.

Continua solo un bacio a tre giri di corda
che ci frammenta le ossa e stronca il desiderio,
mentre sembri suonare l’arpa,
quando sei allo stenditoio, su in veranda,
in faccia al mare aperto, quello non mio, in Albania.

(da Minimo umano, Marcos Y Marcos, 2020)