Mi rifiuto (1)

Dal letame nascono i fiori

Dal letame nascono i fiori

Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.

Sono gli ultimi versi del brano “Via del Campo” di Fabrizio De André. Ma nonostante quel che dice De André, la maggior parte di noi preferisce ricevere in regalo un diamante, piuttosto che del letame. Il letame è considerato un prodotto di scarto, un rifiuto, di cui sbarazzarsi, come l’immondizia, la spazzatura che di solito noi mariti gettiamo nei cassonetti. Ma il termine “rifiuto” significa anche rinuncia, rigetto, non accettazione, come il rifiuto d’amore che riceve il corteggiatore respinto, o il rifiuto di far realizzare sotto casa opere pubbliche che potrebbero avere effetti negativi a livello locale. Quest’ultimo atteggiamento viene anche chiamato “nimby”, acronimo inglese che sta per “Not In My Back Yard” (non nel mio cortile), la protesta di cittadini contro lavori previsti nel proprio territorio (il “cortile”), per il possibile impatto ambientale che avrebbero, a prescindere dall’utilità pubblica. Si verifica spesso in occasione di progetti per la costruzione di aereoporti, autostrade, siti industriali, discariche e impianti di smaltimento dei rifiuti.

Appunto, lo smaltimento dei rifiuti. Nessuno vuole impianti di smaltimento nel proprio cortile. Negli ultimi tempi si è parlato tanto di emergenza rifiuti, soprattutto in Italia. Città invase dall’immondizia, con cassonetti stracolmi, marciapiedi intasati, cattivo odore, topi, cinghiali… Napoli, poi Palermo, poi Roma. Non solo città, anche territori come la “Terra dei fuochi”, nel Casertano, o altrove, al nord come al sud, dove ogni tanto vanno a fuoco capannoni e discariche abusive.

Ma perché solo di recente? Cosa succedeva in passato ai rifiuti? Possibile che in tutta la storia dell’umanità, solo da poco ci si accorga del problema della spazzatura?

In effetti, durante l’ultimo secolo gli esseri umani hanno prodotto più immondizia che nei milioni di anni precedenti. Si pensi alla natura: piante e animali non producono rifiuti, solo l’uomo lo fa. Ma agli albori della civiltà la popolazione era scarsa e dedita alla caccia. L’uomo primitivo, cacciatore e nomade, quasi non produceva rifiuti. L’unico residuo erano le carcasse degli animali cacciati, di cui non si buttava via quasi nulla: diverse parti, dalle pelli alle ossa, venivano sfruttate per produrre vestiario e attrezzi. Quel poco che avanzava si degradava nel giro di poco tempo e veniva assimilato dall’ecosistema come concime. Anche il nomadismo facilitava lo smaltimento dei rifiuti e delle deiezioni, poiché non si accumulavano in un unico posto.

I primi problemi, di smaltimento ma anche di igiene, iniziarono con la stanzialità e l’urbanizzazione. Per scongiurare epidemie, a Roma si costruirono i primi sistemi fognari, come la Cloaca Massima, e si crearono bagni pubblici con la realizzazione di acquedotti per servire le terme e le fontane di tutta Roma.

Nel Medioevo, periodo buio sotto molti aspetti, anche la gestione dei rifiuti e dell’igiene fu pessima. Molti cittadini tornarono nelle campagne per respirare aria pura ed evitare le acque contaminate dei pozzi. Le città erano colme di rifiuti di ogni genere che veicolavano malattie, come gli scarti dei mercati e delle lavorazioni artigianali. Non esistevano sistemi fognari efficienti, per cui le deiezioni si gettavano in strada. Gli animali, soprattutto i maiali, circolavano liberi per le strade e facevano da spazzini.

(1 – Continua)