Italiani e crisi (4)

La situazione, anche se grave, non è seria

Chi siamo noi italiani? Oltre all’amore per la pizza, per la nazionale azzurra e per la mamma, cos’altro ci accomuna? Nonostante i vecchi stereotipi, la popolazione italiana è molto variegata entro e tra le varie regioni. Gli italiani non sono accomunati da particolari caratteristiche fisiche, anche a causa delle diverse dominazioni che si sono succedute nel Paese. Il principale elemento che unisce la maggior parte degli italiani è l’eredità romano-latina, testimoniata dalle opere di letterati, intellettuali e studiosi italiani a partire dal XIII secolo.

Siamo quindi assimilati più che altro dalla sola cultura. Se questa non viene coltivata e tenuta viva, se le nostre radici storiche vengono smarrite, rischiamo dunque la disgregazione sociale. Noi italiani, come i tedeschi, già prima dell’unità politica eravamo una nazione puramente culturale, fondata su fattori come lingua, tradizioni, religione, anziché su etnìe (come Ebrei o Persiani) o su istituzioni politiche (come gli Stati Uniti d’America.)

A proposito degli Stati Uniti, le crisi internazionali citate all’inizio, le guerre, le invasioni, il terrorismo, il nazionalismo, i profughi… sono tutti segnali che sembrano riportarci indietro a periodi più oscuri della Storia, alla “guerra fredda” o addirittura ai “secoli bui” su cui ci siamo già soffermati. Allora erano i “barbari” che invadevano l’Impero Romano, oggi sono i rifugiati e i profughi che scappano da terre martoriate, alla ricerca di nuove opportunità. Oggi come allora, imperi e istituzioni che sembravano inossidabili rischiano di crollare o di stravolgersi.

Queste crisi stanno mettendo a dura prova istituzioni internazionali, come le Nazioni Unite o la NATO. Proprio per questo, l’Unione Europea dovrà dare quanto prima prova di crescita e maturazione, dovrà imparare a essere più forte e a camminare da sola. L’uscita del Regno Unito dall’Unione le aveva dato l’opportunità di togliere il freno ad una maggiore integrazione europea, non solo economica ma anche e soprattutto sociale. Un riassetto delle forze in campo di cui anche l’Italia potrebbe beneficiare.

Roma, dopo il crollo dell’Impero, si è riciclata come capitale mondiale del Cristianesimo e dell’arte. A Romolo e Remo sono succeduti consoli, triumviri, senatori, imperatori, papi, ministri, sindaci, capitani, e Roma resta ancora e sempre Caput Mundi. Ora vedremo come andrà con la nuova legislatura e con il nuovo governo. Il concetto cinese, che ogni crisi è un’opportunità di cambiamento, è valido ovunque ma soprattutto in Italia dove – parafrasando ancora Flaiano – la situazione, anche quando è grave, non è mai seria… Gli italiani corrono sempre in soccorso dei vincitori e, male che vada, sanno comunque trasformarsi in eroi.

(4 – Fine)