A che gioco giochiamo (2)

Le regole e il caso

Le regole e il caso

Lo storico olandese Johan Huizinga scrisse nel 1938 un saggio sul gioco dal titolo “Homo Ludens”: in latino giocare si dice ludere e il termine italiano deludere – che come sappiamo significa “vanificare le speranze”, “venir meno alle aspettative” – viene proprio dal latino de-ludere, cioè smettere di giocare, uscire dal gioco. Un po’ come nella frase “non gioco più” che i bambini delusi e arrabbiati pronunciano quando se ne vanno e abbandonano i compagni.

Il gioco è peraltro più antico della cultura umana: Huizinga ha giustamente osservato che anche gli animali allo stato selvaggio giocano, senza averlo mai imparato dagli umani. E giocano come e meglio di noi, così come i cuccioli che si divertono con la lotta seguendo determinate regole, come quella di combattere e mordersi fingendo rivalità e rabbia, ma fermandosi sempre al momento giusto, prima di arrivare al sangue.

In effetti, il gioco inizia con l’origine dei tempi: il “Big Bang” mise tutto in movimento creando un vortice che non si sarebbe mai più fermato, mescolando le particelle di materia ed energia come un mazzo di carte e dando così inizio al gioco dell’Universo. Allo stesso modo hanno iniziato a giocare anche la vita e la selezione naturale.

In realtà tutto il nostro mondo è come un’enorme scacchiera su cui si muovono varie pedine, atomi, molecole, numeri, lettere, persone, eventi. Tutta la vita è un lanciare dadi e scegliere le mosse. Tutto ciò che accade è il risultato di queste mosse, gli amori, le amicizie, le carriere, le derive e gli equilibri sociali, la crescita economica, l’esplosione demografica e l’estinzione catastrofica, quando verrà. Ogni evento è come un grande gioco di cui forse all’inizio conosciamo solo le regole e il cui svolgimento dipende dal caso e dalle limitazioni imposte dalle regole. Anche il movimento delle particelle di energia e materia con cui è nato e si evolve l’Universo, pur essendo casuale, viene però guidato e pilotato dalle leggi della fisica che sono sempre state le stesse in tutto lo spazio e sono dunque regole universali.

Due fattori fondamentali del gioco sono dunque le regole e il caso. Chi vuole partecipare al gioco deve rispettarne le regole, prestabilite e accettate da tutti. Se si bara e si trasgrediscono le regole il gioco si rompe e si trasforma in una frode. “Bluffare” invece non è una trasgressione quanto piuttosto un’astuzia con cui si inganna l’avversario, compiendo mosse inusuali, che sembrano avventate, non preventivate, ma pur sempre regolari. Anche l’abilità è un fattore importante nell’influenzare l’esito del gioco: può essere interpretata come la capacità di un giocatore di sfruttare al meglio le regole esistenti.

E poi c’è il caso: il lancio di un dado o di una moneta – testa o croce – è guidato dal caso oltre che dalla legge di gravità, così come la fortuna e la sfortuna nel corso della vita sono figlie della buona o cattiva sorte.

Si è parlato finora di “gioco” in maniera vaga e generale. Questo termine comprende in realtà una vastissima gamma di significati, da quello familiare di gara e passatempo ad altri più sofisticati: è un concetto che va oltre la pura competizione e ricreazione.

(2 – Continua)