A che gioco giochiamo (3)

Competizione e ricreazione

Competizione e ricreazione

Si è parlato finora di “gioco” in maniera vaga e generale. Questo termine comprende in realtà una vastissima gamma di significati, da quello familiare di gara e passatempo ad altri più sofisticati: è un concetto che va oltre la pura competizione e ricreazione. Nella fisica meccanica il “gioco” è la piccola differenza tra le dimensioni di due parti meccaniche accoppiate tra loro, differenza che consente il movimento relativo tra le due parti; esiste poi una branca della matematica, la “teoria dei giochi”, che studia metodi matematici e statistici che si applicano anche in economia, finanza, sociologia, politica e tanti altri campi.

C’è dunque il gioco dei muscoli che ci fa muovere, il gioco in Borsa che ci arricchisce o impoverisce, quello dei colori e delle forme che diventa opera d’arte, i giochi d’acqua e di luce che diventano spettacolo. Ma anche il gioco furtivo dell’amore, quello degli sguardi, dei sentimenti. Il gioco dei suoni che diventa musica, tant’è che “giocare” nelle lingue germaniche significa anche suonare musica, come nell’inglese “to play” nell’olandese “spelen” e nel tedesco “spielen”.

Abbiamo visto che esistono anche giochi che possono creare una pericolosa dipendenza, come le scommesse, le slot-machine e i giochi d’azzardo, o alcune lotterie. Così come i giochi a premi televisivi e i gratta-e-vinci, si tratta di attività a puro scopo di lucro, legate a interessi economici, nulla a che vedere con le sane attività ludiche che consentono invece di stimolare creatività e fantasia, di favorire rapporti sociali e di suscitare curiosità intellettuali.

Attività ludiche che vengono praticate a tutte le età, da neonati e da anziani, anche se con gli anni il piacere del gioco passa dal corpo allo spirito, e dai piedi alla mente. Tra queste attività – al chiuso o all’aperto – pensiamo ai giochi di società, di carte, di pazienza, alle attività agonistiche, alle competizioni sportive individuali o di squadra, praticate soprattutto in età giovanile. Poi ci sono i giochi “professionali”, che confinano con lo spettacolo e sono praticati da specialisti, come i giochi circensi, eseguiti da esperti acrobati e giocolieri.

Tra le tante distinzioni è interessante quella tra giochi ricreativi (plays) e giochi competitivi (games). In questi ultimi la regola prevede dei vincitori (solitamente uno) a cui va un premio, a spese di uno o più perdenti; i competitori possono essere due, come negli scacchi – in cui si può vincere, perdere o anche pareggiare – oppure molti, nel qual caso sono possibili diversi valori di vincita, dal vincitore unico che prende tutto alla distribuzione di punti in base alla classifica finale. Lo svolgimento di ogni partita è unico per via delle tantissime (forse infinite) possibilità di esecuzione. Il susseguirsi delle mosse porta a innumerevoli ramificazioni dell’albero delle decisioni, complicate dall’imprevedibilità del caso (il vento, il mescolamento delle carte, il lancio del dado) ma anche dall’ignorare le strategie degli avversari.

Tra i giochi ricreativi più comuni ci sono i passatempi in cui manca un competitore umano, ma dove si può ugualmente sfidare avversari virtuali, come il tempo, il numero di mosse, il caso, le combinazioni statistiche (come nei solitari con le carte).

(3 – Continua)