Le poesie dei lettori

Gianluca Stival

Pennello

Mi piacerebbe parlare con te, cara ragazza. Quando ti dicono «Anche con qualche chilo in più, sei bellissima», sappi che la bellezza non è un dovere o una dote per essere considerata umana. Quando ti dicono «Non ti preoccupare, troverai qualcuno» ricordati che anche senza l’amore sarai felice e che i canoni della società non sono la (as)soluzione. Il tuo valore è misurato con gli occhi che brillano quando ti viene un’idea, con la paura che hai quando non vuoi deluderti, con l’adrenalina che ti scorre nelle vene quando ti senti pronta ad affrontare i tuoi demoni. Davanti a te si presentano infinite strade da percorrere, incalcolabili combinazioni da sperimentare, numerosi miti da sfatare. Mi piacerebbe che sorridessi, cara ragazza; sei il pennello con cui dipingere il tuo mondo.

Elisa Paticchia

Il tuo cuore scolpito dal passato
è un’opera che può comprendere
e vedere solo chi sa, che l’opera
non è quella che si vede ma quella
che l’ha resa tale per essere chiamata
Opera.

Giorgia

Sedevo alla finestra, il dolore muto.
Ascoltavo le rondini riecheggiare
volteggiando in spirali tortuose e
arabeggianti, mentre io rimanevo
vuota come un sacco tagliato dietro il vetro,
le mani a conca sul viso.
Non seppi come, ma il sole mi brillò
da una fessura delle dita e
mi rischiarò il volto, timido.
Fece capolino su tutti i capelli e mi colorò d’oro,
che quasi non potetti non alzare gli occhi e guardare.
Sembrava spingermi con il suo
raggio fulmineo a guardare
la maestosità del suo cielo, a respirare
grandi boccate d’aria,
per la mancanza che avevo e il dolore
che mi perforava le membra.
Uscii dunque e risanai;
pian piano l’ossigeno mi entrava dentro
e riparava tutto quello che di rotto si era creato
e il cielo mi radiava gli occhi, commistione di luce e azoto
e le rondini mi sorridevano alle orecchie.
Ridiventai integra e compatta, un pezzo senza crepe, ceruleo.
Il dolore era rimasto dietro la finestra.