De André e Mutis. Maqroll e la “Smisurata preghiera”

In questa estate avvolta da un caldo insopportabile e da masse vocianti, mi è venuta spesso in mente una canzone legata a due grandi artisti innamorati entrambi, e per motivi diversi, della cultura sudamericana.
“Smisurata preghiera” è un brano di Fabrizio De Andrè contenuto nell’ultimo, tredicesimo album Anime Salve del 1996. Il disco che riassume il percorso artistico e politico di Faber, è un canto d’amore per le minoranze, “per chi viaggia in direzione ostinata e contraria col suo marchio speciale di speciale disperazione”. E’ una richiesta a Dio affichè la fortuna aiuti gli emarginati “come una svista, come un’anomalia, come
una distrazione, come un dovere”.
Il brano si ispira al libro di poesie Summa di Maqroll il Gabbiere. Antologia poetica 1948-1988 (ediz. Einaudi 1993) di Álvaro Mutis (Bogotà 1923 – Città del Messico 2013) e narra le vicende di un marinaio errante che prega Dio affinchè non dimentichi il suo volto. Il volto di un uomo che sta sulla coffa della nave e scruta l’orizzonte annunciando le tempeste e le coste in vista. Un eterno viaggiatore senza meta dai centomila volti, inquieto e cercatore di assoluto.
«Uno dei più grandi scrittori della nostra epoca», dice di lui Gabriel García Márquez. Nato a Bogotà il 25 agosto del 1923, figlio di un diplomatico, a soli due anni Mutis è a Bruxelles dove vivrà fino all’adolescenza. Al rientro in Colombia si ritrova in una fattoria della Cordigliera dal nonno paterno, immerso nelle piantagioni di caffè e canna da zucchero. Da quell’angolo di terra calda – dice Mutis – nascerà ogni suo verso. La sua è una vita avventurosa e dallo spirito letterario: gli studi interrotti per avere il tempo di leggere, i mille lavori, i viaggi, i tanti amori.
Amico di Octavio Paz, Mutis si definisce “ghibellino, monarchico e legittimista”,
La parola che usa per comprendere il personaggio di Maqroll è la “Disperanza”, un invito alla lucidità senza alludere a un senso nichilistico di stare al mondo, dove viene messa da parte la speranza, ma non la passione per la vita. Maqroll non crede in nulla, però conosce la solidarietà, è dalla parte dei perdenti perché sa che in fondo non vince nessuno.
Il personaggio di Maqrol fa il suo esordio nel 1946 con la poesia “La Oración” sul supplemento culturale del giornale di Bogotà El Espectador.
Qui un estratto.

Preghiera di Maqroll
…Oh signore! accogli le preghiere di questo scrutatore
supplicante e concedigli la grazia di morire avvolto
nella polvere delle città, addossato alle gradinate di
una casa infame e illuminato da tutte le stelle del
firmamento.
Ricorda Signore, che il tuo servo ha osservato pazientemente
le leggi del branco. Non dimenticare il suo volto.
Amen.

Ispirandosi a Maqroll De André scrive un capolavoro. Lo stesso poeta colombiano si sorprenderà della capacità di Faber di sintetizzare in pochi minuti il suo pensiero.

Smisurata preghiera
Alta sui naufragi
dai belvedere delle torri
china e distante sugli elementi del disastro
dalle cose che accadono al di sopra delle parole
celebrative del nulla
lungo un facile vento
di sazietà di impunità
Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite battaglie al calar della sera
la maggioranza sta la maggioranza sta
Recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie
Coltivando tranquilla
l’orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come un’anestesia
come un’abitudine
Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo marchio speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità, di verità
Per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio
e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli
con improbabili nomi di cantanti di tango
in un vasto programma di eternità
Ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un’anomalia
come una distrazione
come un dovere.

“Smisurata preghiera è l’epitome del disco, la summa dei tracciati che lo percorrono.
Ed è ancora un affresco sulle minoranze, sulla necessità di difendersi da parte di chi
non accetta “le leggi del branco”, su coloro insomma che devono pagare per difendere
la propria dignità: gli unici che attraversando l’emarginazione e la solitudine riescono ancora a “consegnare alla morte una goccia di splendore”.”
(Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, p. 77)