ADDIO ALL’ULTIMA MUSA DI MONTALE, ANNA LISA CIMA


Si è spenta in questi giorni a Lugano l’ultima musa di Montale, la pittrice e poetessa Anna Lisa Cima. Nata a Milano nel 1941, la Cima inizia presto a dedicarsi alla poesia e alla pittura con la sua prima esposizione a Locarno nel 1964.
Tra gli anni 60 e 70 conosce i grandi della critica e della letteratura, tra questi Roman Jakobson, Meyer Shapiro, Ezra Pound, Ungaretti, Palazzeschi. Frequenta Pasolini, Visconti, Lattuada, ha amici nell’avanguardia del Gruppo 63.
Il 1968 a Milano incontra Montale e diventa sua amica. Questa amicizia la farà trovare al centro di un “giallo letterario”. E’ il 1986 quando all’Hotel Splendid di Lugano, la Cima annuncia che il Poeta le ha lasciato liriche inedite, molte delle quali dedicate a lei, con la raccomandazione di pubblicarle dopo la sua morte. Sono dieci buste numerate da I a X di Sua mano contenenti ciascuna sei poesie, un undicesimo plico più grande e non numerato con dentro ancora una busta di sei e altri diciotto componimenti sciolti per un totale di 84 poesie scritte tra il 1969 e il 1979. Montale, dispone la pubblicazione delle prime 66 poesie a gruppi di sei ogni anno a partire da cinque anni dopo la sua morte avvenuta il 12 settembre 1981.
Undici anni di pubblicazioni rateali iniziate nel 1986, a cura della Fondazione Schlesinger, nel gennaio del 1991 le prime trenta poesie vengono raccolte nel libro Diario postumo, edizione Mondadori della collana Lo Specchio. Nel 1996 esce infine, sempre per Mondadori, l’edizione definitiva di tutti gli 84 componimenti, Diario postumo. 66 poesie e altre, a cura di Rosanna Bettarini, presentazione di Annalisa Cima e prefazione di Angelo Marchese. L’edizione non presenta una divisione interna delle poesie, ma conserva l’ordine della successione delle undici buste più le 18 poesie incluse nel bustone.
Forti dubbi di non autenticità dell’opera vengono manifestati da molti, tra questi Giovanni Raboni e Dante Isella che nel luglio del 1997, dalle colonne del Corriere della Sera, scrive che la silloge postuma è un mediocre falso. Si oppongono a questa tesi la curatrice del Diario, Rosanna Bettarini, Maria Corti, Andrea Zanzotto e numerosi altri. Il dibattito riesplode nel 2014 in seguito a una ricerca condotta dall’Università di Bologna guidata dal filologo Federico Condello e pubblicata nel libro “I filologi e gli angeli. È di Eugenio Montale il Diario postumo?”. Il libro è al centro del convegno nazionale promosso nello stesso anno sempre dall’università bolognese dal tema: “A carte scoperte. Eugenio Montale e il “Diario postumo”: un falso?” dove si espone la convinzione, fondata su basi filologiche che il Diario postumo, falso completamente o in parte, non può essere considerato opera di Eugenio Montale. Nel 2016 un nuovo studio di Condello raccoglie altri argomenti per dimostrare la non autenticità delle liriche. Scritto insieme a Valentina Garulli e Francesca Tomasi, il libro “Montale e pseudo Montale. Autopsia del diario postumo”, edito da Bononia University Press, ribadisce: “falso tutto o in gran parte, il Diario postumo non ha titoli per figurare, fosse pure quale modesta appendice, entro l’opera di Eugenio Montale”.
Quale sarà la verità ?