ESTERNO NOTTE

Nella serie di accadimenti più o meno gravi che il nostro paese ha subìto nel corso del secolo breve, c’è una storia che ha segnato indelebilmente le coscienze dei cittadini e avrebbe potuto e forse dovuto stravolgere la politica italiana: il rapimento e l’omicidio da parte delle Brigate Rosse dello statista Aldo Moro.  Uomo coltissimo, mite, presidente della Democrazia Cristiana, Moro caldeggiava il cosiddetto compromesso storico, un dialogo virtuoso con il secondo partito di quegli anni, il PCI guidato da Enrico Berlinguer. Già solo questi due nomi – Moro e Berlinguer -, a pronunciarli, evocano una storia patria in cui la politica era per pochi, preparati e convinti. Ma certo questo non bastò a salvare la vita di Moro.

La sua è una storia di cui non si parla ancora abbastanza. Il bellissimo film che Marco Bellocchio dedicò diciotto anni fa a quelle giornate terribili (16 marzo – 9 maggio 1978), ipotizzando anche quale potesse essere la sua relazione con i giovani delle BR che l’avevano rapito, è il racconto di quel che accadde allo statista, l’iter complesso nel quale la vicenda si dipanò in quei 55 giorni.

Altre opere dedicate al rapimento Moro se ne sono scritte e girate, ma quel Buongiorno Notte fu particolare anche per il toccante finale che il regista aveva immaginato, ribaltando la realtà e restituendo la vita a Moro.

Bellocchio torna sulla vicenda, stavolta con 6 puntate che andranno in onda in autunno su Rai Uno e che, nel frattempo, potrete vedere al cinema, raccolte in due film, il primo da ieri in trecento sale italiane, il secondo dal 9 giugno prossimo. Il titolo è Esterno notte, perché qui si analizza la storia non dall’interno del pertugio costruito dai brigatisti dietro la parete di un appartamento romano dove Moro fu custodito nei 55 giorni del suo rapimento, ma da fuori, dal punto di vista di tutti coloro che ebbero una parte in quella storia: i colleghi della DC, i brigatisti, la famiglia, il Papa.

Cossiga, Andreotti, Zaccagnini, Paolo VI, Eleonora Moro e i suoi figli, Adriana Faranda e Valerio Morucci, gli americani, i sacerdoti coinvolti, l’addetto stampa di Moro, i generali, la polizia, la scorta decimata,  i compagni del movimento, ognuna delle sei puntate racconta quei giorni da un’angolazione, tratteggiando ideologie e psicologie diverse, addirittura opposte. Conosciamo così il carattere dei brigatisti Faranda (Daniela Marra) e Morucci (Gabriel Montesi) – che non hanno a che fare direttamente con il rapito, ma appoggiano i compagni smistando comunicati e telefonate – e quello dei politici – soprattutto di Cossiga (Fausto Russo Alesi), allora ministro degli Interni, raccontato nella sua fragilità emotiva  (Moro lo definisce bipolare), di Zaccagnini (Gigio Alberti) con la sua debolezza inerme, di Andreotti (Fabrizio Contri), cui Moro non perdona la dura ambiguità.

Attori grandi e perfettamente nella parte, a cominciare da un gigantesco Fabrizio Gifuni che ha interpretato Moro più volte e ha studiato a fondo le sue lettere dalla prigionia portandole per diverse stagioni a teatro affinché anche i più giovani conoscessero la storia dalle parole del protagonista. Margherita Buy nei panni della moglie di Moro è assai incisiva e Toni Servillo convincente nel sincero dolore del Papa malato e disperato, che, come un buon pastore, tenta di riportare a sé l’amico. e gli sopravvivrà solo tre mesi. Bellocchio non ci dice chiaramente chi ci sia stato dietro questo omicidio politico, non può, e anzi, nelle note finali, ricorda che stiamo vedendo una finzione e non un documentario, ma porta avanti tesi condivisibili che potrebbero far riflettere anche sulle sorti del nostro paese oggi. E ricostruisce quegli anni con la cura e la precisione di chi c’era e li ha vissuti, aiutandosi con repertori dei TG e con le lettere che Aldo Moro inviò ai colleghi di partito, al Papa, alla moglie da quella prigione romana, sfiorata e mai trovata dalla polizia nelle perquisizioni a tappeto di Roma di quei giorni del 1978.

Musiche giuste e calzanti di Fabio Massimo Capogrosso, alla sua prima prova come compositore per il cinema, Esterno notte, visto per cinque ore consecutive in sala, ha conquistato chi scrive, e sono convinta conquisterà nelle sale e in onda su Rai Uno, come serie televisiva di altissima qualità. Lasciando sempre aperta una dolorosa domanda: se nella realtà il finale di quella storia terribile fosse stato diverso? Se Moro fosse stato salvato?

 

 

 

ESTERNO NOTTE

regia di MARCO BELLOCCHIO

sceneggiatura di Marco Bellocchio, Stefano Bises, Ludovica Rampoldi, Davide Serino.

Con FABRIZIO GIFUNI , MARGHERITA BUY, TONI SERVILLO, FAUSTO RUSSO ALESI, GABRIEL MONTESI, DANIELA MARRA

Una serie Rai prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment, con Simone Gattoni per Kavac  Film, in collaborazione con Rai Fiction, in coproduzione con Arte France.

Distributore internazionale Fremantle.