Saper invecchiare (3)

Un territorio nuovo

Un territorio nuovo

Da anziani si cerca un’approvazione per continuare ad avere ancora un ruolo nella vita e non sentirsi come foglie secche, staccate dal ramo, senza più obblighi o incarichi, come quelli di far circolare la linfa o procurare ombra. Foglie secche libere di svolazzare a ogni folata di vento, ma che prima o poi finiscono a terra calpestate insieme alle altre foglie ingiallite.

Un tappeto di foglie morte è peraltro uno splendido spettacolo da ammirare: i colori più belli che ci offre la natura sono proprio quelli dell’autunno, del crepuscolo della vita. Un crepuscolo che può riservare ancora tante gioie ed emozioni, anche perché l’autunno dei nuovi anziani, dei “baby boomers” nati negli anni ‘50 e ‘60, sta diventando sempre più lungo e tutto da esplorare: i progressi della tecnologia e della medicina e il miglioramento degli stili di vita hanno aumentato l’età media e posticipato l’inizio della vecchiaia. La terza età si sta trasformando in un grande “territorio” nuovo e sconosciuto, mai vissuto prima, ricco di nuove opportunità.

Fabié ha scritto la sua poesia agli inizi del Novecento, altri tempi, quando si invecchiava molto prima di oggi, e forse molti tra coloro che si identificavano in quei versi non avevano ancora compiuto 60 anni. Fino a un po’ di tempo fa si diventava “vecchi” tra i 60 e i 65 anni, la vita media era più breve di oggi e si moriva generalmente prima, spesso poco dopo aver varcato la soglia della pensione; si diventava anche nonni molto prima di oggi, si invecchiava un po’ e si scivolava via dalla vita poco a poco, senza resistenza, con naturalezza. Oggi l’ingresso nella terza età viene solitamente considerato a 65 anni, ma tenendo conto dell’allungamento medio della vita (la speranza di vita in Italia è oggi di 85 anni per le donne e 82 per gli uomini), il concetto di vecchiaia andrebbe rivisto, spostandone forse l’inizio almeno al raggiungimento dei 70 anni, se non oltre.

I progressi della medicina si intrecciano tra l’altro con il miglioramento delle condizioni economiche e sociali, almeno in Occidente, contribuendo al generale miglioramento della salute degli anziani. Con l’allungamento della vita e il calo delle nascite, presto i “senior” saranno maggioranza nella popolazione: già oggi il 24 percento degli italiani ha più di 65 anni (la metà dei quali ha già passato anche i 75) e ha ormai superato numericamente la fascia degli “under 25”. Per questo parlavamo della terza età come di un territorio nuovo da esplorare, ricco di opportunità: i nuovi anziani dovranno “reinventare” se stessi, coalizzarsi per provare a ridisegnare la società, in particolare per quanto riguarda il welfare e gli stili di vita.

(3 – Continua)