Un giorno come gli altri

Mario aveva 57 anni, un’utilitaria nel garage, diversi vestiti tutti uguali e un lavoro al ministero ereditato da sua madre.
Amore di mamma, sempre con mamma devi stare.
Per andare al lavoro usciva alle 8 del mattino e rincasava alle 16 e andò così per 31 anni, 2 mesi e 16 giorni.
Si era sentito strano fin dalla mattina, appena sveglio. Era rimasto sdraiato accanto a Svetlana cercando di capire cosa fosse successo. Era un uomo molto metodico, e di sorprese non se ne era mai aspettate tante.
Fu in bagno che accadde. In piedi davanti al water, nell’atto di prendere in mano il suo uccello per fare pipì, se ne accorse. Quasi svenne. Fradicio di sudore gelato, guardò in basso, una, due, tre, mille volte prima di rendersi veramente conto di quella cosa assurda, tremenda. Non aveva più il pisello. Niente, liscio come Ken il fidanzato di Barbie. Cosa poteva essere successo? Da quando aveva sposato Svetlana la sua vita sessuale – precedentemente quasi nulla – aveva avuto una fantastica impennata. Svetlana l’aveva conosciuta su una chat di incontri, a cui si era iscritto spinto dal terrore dell’età e degli acciacchi che avanzavano e dal pensiero che sua madre, prima o poi, sarebbe passata a miglior vita. Sposare Svetlana era stato un po’ come assumere una badante che, in più, svolgeva anche i doveri coniugali, e alla grande.
Mamma all’inizio non era stata molto contenta, poi, vedendolo così felice, si era rassegnata a questa nuora russa che si era rivelata gentile, premurosa e molto affettuosa.

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E adesso? Adesso che non aveva più il pisello, come avrebbe potuto fare l’amore con la sua Svetlana? Lei sembrava sempre affamata di sesso, e sicuramente avrebbe cercato altrove quello che lui non poteva più darle. E poi, che vita sarebbe stata, senza pisello? E soprattutto, dove era finito? Ora che cercava di ragionare lucidamente, si ricordò del racconto letto la sera prima, “ Il naso “ di Gogol, perché da quando c’era Svetlana si era dedicato alla letteratura russa, lui che prima non leggeva neanche il giornale. Il protagonista del racconto perdeva il naso che, dopo varie vicissitudini, gli veniva restituito da una guardia.
Proprio in quel momento squillò il campanello e Mario corse a aprire. Due poliziotti lo fissavano fermi sulla soglia, e uno dei due teneva in mano una scatola. E nella scatola, c’era il suo pisello! Il poliziotto gli spiegò che il pisello era stato bloccato a Ventimiglia, mentre cercava di espatriare in Francia, e portato in un centro di accoglienza. Lì, in mezzo a tutti quei piselli neri, era stato colto da un tale senso di inferiorità che aveva tentato il suicidio. Così, finalmente, si era deciso a tornare a casa.
Mario arrossì, come sempre quando qualcuno alludeva a quei particolari centimetri. Prese la scatola con il pisello, ringraziò i poliziotti e serenamente se ne tornò a letto, per riposare almeno dieci minuti dopo quella brutta avventura, prima di prepararsi per andare in ufficio, come tutti i giorni della sua vita.