Chiamatemi signora Paolo!

La sdraio

La lingua latina, madre di alcune lingue europee ma sopratutto di quella italiana, ha tre generi: femminile, maschile e neutro. Saggia decisione quando si ha a che fare con un “concetto” che non è ne maschile ne femminile e che non entra nello specifico genere sessuale.
La nostra cara lingua italiana invece si è persa oltre le declinazioni anche questo terzo genere durante il corso dei secoli.
Durante quei secoli che nella storiografia chiamiamo basso ed alto medioevo, con un fiorire di lingue dialetti e gergalità localistiche o permeate dalle lingue dei popoli invasori provenienti da sud e nord del mondo.
L’uso non codificato quindi in Italiano del neutro, dicevamo, ha portato all’uso di declinare al maschile quello che invece dovrebbe esser considerato neutro.
Questo nel bene e nel male fino a qualche anno fa
Oggi specie sulla stampa, invece si tende a femminilizzare anche quello che dovrebbe essere considerato “neutro”.
Portiamo degli esempi:sindaco di per se non è ne femminile ne maschile è una condizione.
“Il” sindaco indica la funzione che una certa persona svolge e quando si parla di questo sia maschio o femmina ha poca importanza, basta aggiungere il nome della persona “il sindaco Raggi” o “La sindaco Raggi” e capiamo subito.
Oggigiorno invece si scrive cosi: la sindachessa Raggi, l’architetta pinco pallo, l’ingegniera Gertrude, l’avvocatessa Ermanna etc. etc.
insomma si stanno creando neologismi che hanno già una parola in italiano, per un esagerato concetto di rispetto nei confronti delle donne, ma in modo cacofonico e di cattivo gusto.
Le donne vanno rispettate per ben altro!
Buona Domenica