Il Dispiacere, l’Attesa, l’Incertezza

“Il Dispiacere, l’Attesa, l’Incertezza”

Fine marzo, odore di primavera con le ultimi rami spenti, una festa serale all’aperto con ancora il maglioncino sulle spalle.

Si aggirava salutando baciando abbracciando e sorridendo a vecchi e nuovi amici.
Tutto bene, tranquillo nel sentire la vicinanza delle sue consuete conoscenze.
Poi si ferma a salutare una persona già vista, forse già incrociata in altri ciao-ciao, in altre occasioni, ma il nome proprio non lo ricordava.
Lei si ferma di fronte a lui, abito rosso, labbra pronte a parlare. Ma non si dissero nulla perché, guardandosi, d’improvviso negli occhi di entrambi, tra la pupilla e l’iride, si aprì una stella lucente ✨, una stella simile ad un punto luminosissimo, un led azzurro.
Lui strizzò gli occhi, pensando ad un bagliore riflesso dalle lampade del giardino, ma avvertiva che il punto luminoso pulsava e non sembrava spegnersi. Anche lei lo vedeva.
L’imbarazzo di entrambi era palpabile e preferirono separarsi senza parlare con una piccola stretta di mano e un sorriso.

La serata si srotolò lentamente, qualcuno ballava con eccessiva enfasi musiche trite, altri formavano gruppi che si coagulavano per poi disperdersi dopo poco.

Non si incrociarono mai, perchè lui mai si alzò rimanendo con tre amici intorno ad un tavolo a cazzeggiare, ma nell’animo di lui la retina conservava impresso ancora quel lampo.

Ogni tanto girava lo sguardo, la cercava, e così vede un bellimbusto, dirà lui, che sorridente e affettuoso la saluta, ma che calore, e lei che calore, si scambiano effusioni oltre l’amicizia.
Che il suo sangue diventò lava facile immaginarlo.

Andando via a sera tardi, dopo foto e candeline senza mai averla vicina, (nè lei mai lo guardò), sentì che che la desiderava, conoscerla, adesso.
Voleva risentire quello stesso blackout nella testa, rivedere quel punto di luce.

Ma non ci furono occasioni casuali di incontro nelle settimane seguenti, nè si confidò con nessuno. In fondo che poteva dire: “ho visto la luce?”
Provò a chiedere nel giro di lei, con nonchalance, ma tutti blindati. Sapeva solo il nome nient’altro, forse era fidanzata.

E da quel giorno, anzi da quella notte, le giornate di lavoro e le ore di svago cominciarono ad essere afflitte da sbalzi di umore, ora malinconico, ora triste, ora inutilmente contento senza motivo.
Che stava succedendo ? Dove era finita la sua serenità e fermezza d’umore ?
Si scopriva a sospirare d’improvviso per sbloccare il diaframma teso in apnea, ora avvertiva un fastidioso nodo alla gola che tentava di sciogliere ingoiando saliva in continuazione, ma i sintomi peggiori erano i crampi alla pancia acutissimi, ai polpacci, al collo, la sensazione di testa pesante, di idee non chiare, di cefalea fugace e intermittente.
Ci si mise anche l’insonnia, o meglio un sonno leggero, frammentato e onirico, a cui non era abituato.
Un disastro, una vera e propria malattia.

La Medicina Omeopatica descrive in maniera nitida questo stato emotivo dell’anima, nel famoso farmaco di nome Ignatia.
L’Ignatia è una loganiacea originaria delle Filippine e importata in Europa dal solito frate dedito alla botanica. È una pianta ricca di alcaloidi, come la stricnina e la brucina, quindi tossica come tintura madre. Ma diluita e dinamizzata, cioè trasformata in Farmaco Omeopatico, è decisamente utile per tutti quei sintomi derivati da un Sistema Nervoso divenuto “fragile” a causa di uno o più stress su base emotiva.
Ignatia è l’umore variabile con manifestazioni emotive incerte, contraddittorie, voglia di ridere e di piangere. Spasmi al colon, ai muscoli viscerali e scheletrici, improvvisi e inattesi. A volte nausea, a volte fame accentuata, desiderio di dolci, languore a metà mattina che non migliora alimentandosi, anzi peggiora.
Ignatia.
Si assume in dosi scalari, in diluizioni centesimali (CH), o in Korsakoviane o in Cinquantamillesimali (LM), a giudizio del Medico dell’Omeopatia.
Terapia di lunga durata che allevia questa sintomatologia lentamente ma completamente.
Si possono associare piante medicinali di supporto quale il Ficus Carica, l’Iperico, il Crataegus oxyacanta. Fiori di Bach.
È forse il farmaco omeopatico più usato oggigiorno, proprio per il regime di vita che conduciamo che ci sottopone a stress e a inaspettate attese snervanti. Utile anche in Pediatria.

E finalmente, un pomeriggio ai primi di maggio, lei, proprio lei, arrivò a braccia aperte…..da lui.

Per adesso però di loro, non abbiamo altre notizie.

Dott. Gaetano-Maria Miccichè
Medico Omeopata
Roma