La libellula armata

Tutti almeno una volta nella vita abbiamo sognato di essere dotati di un magico dono soprannaturale – forza sovrumana, astuzia, vista iperuranica, invisibilità – che ci permetta di salvare l’umanità, o perlomeno di migliorarne la sorte. Anche senza la calzamaglia d’ordinanza e il mantello blu, il supereroe ci manca. Paolo Giovanni D’Amato ne ha creato uno che crede che si possano sanare le ingiustizie sociali e veste i panni di Robin Hood, uno che ruba ai ricchi per dare ai poveri. Si chiama Diego, ha 22 anni e viene dalla provincia. Per sbarcare il lunario a Roma, da studente senza voglia di studiare, trova lavoro come montatore in una televisione locale dove viene sfruttato come tutti suoi coetanei, soprannominati con ottimismo la generazione 1000 euro. Incontra Luca che fa l’operatore, col quale solidarizza e le loro lunghe chiacchierate mettono in chiaro che così come a nessuno dei due piace essere sfruttato, a nessuno dei due piace vedere  il divario sempre più netto tra classi sociali che fa ingrossare a dismisura le sacche di povertà favore di pochi che si arricchiscono.

Sono gli anni duemila, quelli in cui incomincia la recessione, la disoccupazione giovanile è una realtù concreta e la crisi si mangia i risparmi dei meno abbienti. Anni recenti, mai veramente finiti.

Diego e Luca fanno i conti con la loro coscienza politica, visto che ne hanno una, e si limiterebbero a quello se non incontrassero sulla loro strada uno strano personaggio, di cui sanno poco e poco sapranno fino alla fine, che li coopta per un lavoro serio ai danni di paperoni nostrani che probabilmente non piangeranno troppo sul maltolto.

Incomincia per i due ragazzi una carriera da criminali che li porterà a capire il risvolto della medaglia e a fare esperienze molto diverse da quelle fatte fin lì dietro una telecamera o davanti a un monitor.

Il romanzo di Paolo Giovanni D’Amato, che è un’opera prima segnalata dalla giuria del XXXI Premio Italo Calvino, racconta una generazione che ha presto archiviato i sogni per concentrarsi su una realtà che non regala soddisfazioni, ci porta in una periferia romana che non viene illustrata frequentemente, e ferma l’attenzione su una congiuntura socioeconomica deprimente che ancora ci trasciniamo dietro. Il tutto intrecciato ad un plot d’azione dove il lettore sta dalla parte dei cosiddetti criminali, che però, stavolta, sono mossi da motivazioni sacrosante.

 

LA LIBELLULA ARMATA

di Paolo Giovanni D’Amato

Argento Vivo Edizioni, 2019

pagg. 386

euro 15,00