Napul’è (1)

Odio e amore

Odio e amore

Napul’ è tutto nu suonno
E a’ sape tutto o’ munno
Ma nun sanno ‘a verità

Domenica 4 gennaio 2015, nella sua casa di campagna in Toscana, moriva per infarto a soli 59 anni il cantautore napoletano Pino Daniele. Pur avendo quasi sempre cantato (e parlato) in dialetto napoletano, rappresentando dunque un’icona per la sua città natale, Pino Daniele si era stabilito da anni a Roma e, sempre più spesso, trascorreva i periodi di riposo nella sua residenza in Maremma.

Le cronache dei giorni successivi alla sua morte si soffermarono, tra l’altro, sullo sconcerto e la delusione dei napoletani per la scelta della famiglia di svolgere i funerali a Roma. I suoi concittadini si sentirono traditi ed espressero questo loro disappunto con tale veemenza che alla fine si decise di celebrare anche un “funerale-bis” a Napoli. Analogamente a quanto avvenne coi funerali di Totó nel 1967.

In realtà, Pino Daniele era quasi fuggito da Napoli, da quella sua città che una volta disse di amare e odiare insieme, così come si ama e si odia l’amante crudele che fa male e ferisce, anche se ci si sente pazzamente legati e non si riesce a immaginarsene lontani. Tant’è che starci vicini diventa un piacere fisico e una sofferenza psicologica. E viceversa…

Napoli la si ama o la si odia. O tutt’e due insieme, appunto. Non ci sono vie di mezzo. Anche perché questa città è una metafora che mette in scena tutti i pregi e tutti i difetti dell’Italia. Se uno straniero mi chiedesse di sintetizzare in una sola parola le caratteristiche, i vizi e le virtù degli italiani, gli risponderei: “Napoli”.

Napoli è il luogo simbolo dell’Italia. Non lo sono la Toscana né l’Umbria, troppo bucoliche, troppo verdi, cui mancano popolarità e carattere metropolitano. Ma nemmeno Milano o Torino, che hanno assorbito troppo spirito transalpino e mitteleuropeo dall’occupazione napoleonica e austriaca, e a cui mancano comunque il mare e il sole, sempre protagonisti del Bel Paese. Né lo sono in fin dei conti neanche Firenze, Roma o Venezia: troppo museali, troppo turisticizzate e per questo forse meno genuine, per lo spirito italiano.

È Napoli il luogo simbolo dell’Italia. Questa città racchiude e concentra in poco spazio gli estremi dell’italianità, quanto di meglio e di peggio possa essere generato da questo Paese. Anzi, li amplifica, li esaspera, concentrando e condensando assieme arte di vivere, bellezza, umanità da un lato, rassegnazione, degrado, illegalità dall’altro.

(1 – Continua)