Il motto di Marianne
Col suo celebre motto ”Liberté, égalité, fraternité” la rivoluzione francese non ha solo dato l’avvío alla moderna Francia repubblicana, ma ha anche aperto una nuova epoca storica a livello mondiale, caratterizzata dal sorgere delle nuove democrazie occidentali.
Sullo slancio del motto di Marianne, inneggiante alla libertà dei popoli, all’uguaglianza e alla fraternità tra le genti, è successo molto in questi duecento anni: guerre d’indipendenza e di liberazione, rivoluzioni, unioni e divisioni di popoli e Stati, associazioni tra Paesi, creazioni di enti e organizzazioni sovranazionali…
Eppure, dopo quasi due secoli e mezzo, non siamo ancora riusciti a far conciliare tra loro i tre termini del motto repubblicano. Tutti e tre recano infatti un’intrinseca ambiguità che ne ha fatto variare l’interpretazione a seconda dei periodi e dei luoghi.
Il terzo di questi termini, la fraternità, è forse quello che ha suscitato meno dibattiti e conflitti: nulla di particolarmente rivoluzionario a essere o ad avere fratelli. Il che peraltro non significa molto, di per sé. Generalmente, i fratelli si amano, condividono il patrimonio genetico, si dividono quello finanziario. Eppure la Storia è anche piena di fratelli che si odiano e si ammazzano. Tra i primi episodi della Bibbia troviamo il fratricidio commesso da Caino contro Abele. E anche la grande storia di Roma si apre con Romolo che uccide il fratello Remo, diventando così il primo re della Città Eterna. Dunque il concetto di “fraternità” può essere accettato da tutti, senza troppo impegno e senza imbarazzo. Persino in tempi di sovranismi e nazionalismi.
Ma sono gli ideali di libertà e uguaglianza, quelli che hanno riempito le pagine di Storia con moti popolari, sconvolgimenti nazionali e conflitti internazionali. In molti si sono appropriati di questi termini per giustificare e difendere i propri punti di vista e le proprie azioni. Sin dall’Ottocento, gli Stati Uniti d’America si sono divisi nei due partiti dei Repubblicani – fautori del concetto di libertà – e dei Democratici – maggiormente ispirati invece dal principio di uguaglianza come ideale supremo.
Questi due concetti, spinti spesso agli estremi, sono anche alla base degli schieramenti ideologici – “destra” e “sinistra” – sorti in Europa nel secolo scorso, e del loro rapporto nei confronti dei diritti e dei doveri. “Libertà” può voler dire libertà e diritto di lavorare duramente per accumulare ricchezze e possedere quindi di più, quale frutto della propria fatica. In pratica, la libertà e il diritto di essere disuguali. Laddove “uguaglianza”, al contrario, presupporrebbe il dovere di condividere con chi ha di meno, per garantire appunto l’equa distribuzione di beni e di opportunità per tutti.
A volte, tra i due termini si sono cercati compromessi, mediazioni, all’insegna di giustizia ed equità, per opporsi alle oppressioni dei più forti. Ma nel corso della Storia hanno prevalso più spesso proprio queste forze d’oppressione, di volta in volta dittature, imperi, potenze economiche, élite aristocratiche… Mortificando così le aspirazioni di giustizia, libertà ed uguaglianza.
(1 – Continua)