“La doppiafila” ovvero io sono e tu non sei …

“Solo me ne vo per la città” canticchia Stranamore mentre gira in auto per Roma, incipit di una vecchia canzone, ogni qualvolta gli capita di vedere un’ auto parcheggiata in “doppiafila”.

Intere strade Romane sono ormai alla merce di auto tranquillamente parcheggiate in doppia, tripla fila; in genere di fronte ad esercizi commerciali, Non c’è soluzione di continuità, la doppiafila la trovi sempre di fronte ai soliti posti alle solite ore. Possibile che la Polizia Urbana di roma non se ne accorga? Il sindaco Raggi afferma di aver assunto 1000 nuovi vigili. Bene dove sono? Li ha schierati solo in occasione del gran premio dell’Eur ( intorno all’eur in quei giorni Stranamore ha visto decine e decine di pattuglie schierate a dirigere una mobilità improvvisata), oppure sono solo schierati a sorvegliare in tre un autovelox che fa cassa?

La doppiafila per dirla con Pasolini è la vera omologazione culturale dei nostri tempi; la praticano senza distinzioni di sesso o classe sociale il bulletto, la signora bene, la casalinga trafelata, il signore anziano con la gotta, il giovane figlio della roma bene, il vigile fuori servizio, il “lei non sa chi sono io”, il postino, il ragazzotto della “banda del furgone bianco”. Qui mi fermo per non annoiare ma l’elenco  potrebbe essere infinito. Essere in doppia fila con la propria auto, impedire il flusso del traffico corretto, abbandonare a se stesso il poveraccio che blocchiamo e che ha “incautamente” parcheggiato correttamente la propria auto,  nella speranza di poterla recuperare in qualsiasi momento, deve dare un’ebbrezza unica. Sentirsi al di sopra della libertà altrui, anzi calpestarla a tutela del proprio egocentrismo da evidentemente un senso di potenza che non ha pari. Non c’entra l’educazione o il buon senso. Solo me ne vo per la città… canta Stranamore