Il mondo salvato dalle donne

Ultima riflessione sotto l’ombrellone, anche perché oramai pare serva più come parapioggia che per salvarci dal solleone.

L’ultima riflessione amara sull’andamento di questi tentativi di governo ve la risparmio. Stiamo a vedere che cosa riusciranno a combinare oggi lo “Scostante scugnizzo” appassionato di potere, il “Professore Super partes” e “Il Fratello”, – lo chiamo così perché lo si conosce soprattutto per essere il fratello poco noto di Montalbano.

L’ultima riflessione la faccio quindi su un’ideuzza che mi è balenata tra una discussione e l’altra e una lettura e l’altra di notizie dal mondo. Prende spunto dalla questione tragica del Rwanda. Ricorderete tutti che in Rwanda nel 1994 fu attuato un vero e proprio genocidio e sia Hutu che Tutsu – le due principali etnie rwandesi – furono sterminati. Un milione di vittime. Soprattutto uomini. Attualmente la popolazione del Rwanda è formata per il 70% da donne, le quali – vedove, orfane, con figli padri e fratelli massacrati dalla furia omicida, madri di circa ventimila bambini, ormai cresciuti, nati da stupri e violenze e però piene di volontà, di coraggio e di forza, hanno ricostituito una nuova società, e attualmente nel loro Parlamento la maggior parte dei deputati è donna. (Per saperne di più c’è il documentario di Lucia Varani, Rwanda, il paese delle donne.)

Vogliamo prendere spunto anche noi italiane da questa virtuosa mossa africana? Intendiamoci, non sto auspicando lo sterminio degli uomini, ci mancherebbe, sto solo gentilmente chiedendo loro di farsi da parte e di lasciare spazio alle loro madri fidanzate figlie sorelle, perché mi pare che certe modalità maschili di gestione del potere – abbracciate si sa anche da molte donne – abbiano fatto il loro tempo.

Se storicamente (e geneticamente?) gli uomini sono fatti per difendere il territorio, per armarsi e combattere, per mettersi in competizione con gli altri uomini, non abbiamo bisogno di loro in questo momento già tanto teso. Forse  donne di buona volontà, preparate, attente, che sappiano di politica, di ambiente, che abbiano a cuore la prosecuzione del Paese, del mondo, che riescano a comprendere i problemi veri, possono lavorare meglio.

Magari non chiedo l’esclusiva, ma qualcuna che rimetta in riga questi guerrafondai amanti delle lotte senza quartiere e arruffapopoli sì, la vorrei. Perché se c’è un futuro è nelle donne.