Il troppo stroppia
La quantità di informazione disponibile in rete ha continuato a crescere in modo esponenziale con la nascita di colossi informatici come Google, Twitter e Facebook. Ci avviciniamo a quel paradosso dell’infinito che Jorge Luis Borges definì “la biblioteca di Babele”.
Il problema dei social network non sono solo le “fake news” ma anche l’enorme quantità di informazioni, la mole di notizie che ci bombardano quotidianamente a ogni ora del giorno e della notte. Questa sovrabbondanza di materiale rende molto più difficile l’operazione di “fact-checking”, di verifica delle fonti, disperse in un labirinto di siti in cui è sempre più arduo districarsi. Anche perché l’evoluzione degli strumenti è più veloce della capacità umana di governarli, lo sviluppo tecnologico molto più rapido di quello biologico, e il nostro cervello non riesce a star dietro a tutti gli stimoli che riceve.
Nei capitoli precedenti abbiamo visto come gli uomini abbiano sempre condiviso le informazioni, sfruttando di volta in volta le tecnologie disponibili. Peraltro, l’informazione e la comunicazione non sono tecnologie, ma esigenze umane di base. I posteri diranno se il nostro secolo avrà visto fiorire la società dell’informazione, della comunicazione, della libertà intellettuale. Ma a determinarlo non saranno le tecnologie. Né la carta, né i computer, né i social, né i telefonini o i satelliti né qualche altra diavoleria. Tutto dipenderà dai comportamenti e dalle coscienze delle persone.
L’enorme disponibilità di dati favorisce o riduce la nostra capacità di informarci? Dipende solo dal desiderio, dalla capacità e soprattutto dalla volontà di ognuno di cercare e riconoscere la verità. E soltanto la cultura puó darci le basi necessarie per scavare sotto la superficie, analizzare, filtrare ed estrarre quanto c’è di vero e di rilevante nell’enorme quantità di dati che ci sommerge.
Se ci dotiamo degli strumenti intellettivi giusti, sapremo smascherare le falsità con cui vogliono ingannarci perché, come diceva Lincoln, si può ingannare qualcuno per sempre, tutti per un po’, ma non si possono ingannare tutti per sempre. Che poi, aggiungeva John Kennedy, il massimo della stupidità si raggiunge non tanto ingannando gli altri ma se stessi, sapendolo.
(4 – Fine)