Un papà universale

“Cosa fai li? Prendi la bici e vieni qui vicino a me”
La guardai, era poggiata al muro della casa, era rosso lacca.
Lui aveva appena tolto le rotelle alla ruota posteriore, quelle che servono per non farti cadere quando ancora non hai imparato ad andare.
Titubavo, avevo capito cosa voleva fare e un po di paura mi impediva di ubbidirgli.
“Dai prendila vieni qui”.
Piano, mi mossi verso la bici ma non tanto da prenderla e lo guardai quasi piagnucolante, non ero mai stato particolarmente coraggioso, avevo 5 anni, una mamma e due nonni avvolgenti mi impedivano di esserlo.
Lui allora si avvicino, mi diede una carezza e mi poggio la mano sulla testa, poi mi spinse con dolcezza fino alla bici, se la mise tra le gambe e mi incoraggio con un gesto della testa a salirvi sopra.
Mi fidai stavolta.
Finalmente ero seduto con le mani ben fisse sul manubrio e stringevo, stringevo forte.
Lui infilo la mano sotto la sella e inizio a spingermi.
Ero tranquillo, ero con lui, lo sentivo che non mi avrebbe fatto cadere.
La sento ancora la tua mano papa.