Sogno o son desto? (2)

Il sonno REM

Il sonno REM

Durante il sonno la coscienza riposa ma il cervello continua a lavorare, com’è ovvio, anche per garantire le funzioni vitali, come la circolazione del sangue e la respirazione. Ma il “turno di notte” viene coperto da una squadra specializzata nell’assisterci mentre dormiamo: dopo che un particolare ormone provoca l’assopimento, alcuni neuroni inviano segnali al midollo spinale per farlo rilassare. Man mano che il sonno si fa più profondo, il rilassamento si trasforma in una specie di paralisi che mantiene il corpo in stato di riposo anche mentre sogniamo, per evitare di farci male o di far male a chi ci dorme accanto, durante sogni un po’ “agitati”. Peraltro, il cervello assicura sempre un servizio di “emergenza” che non ci abbandona mai durante il sonno. Tant’è che alle volte, quando sogniamo di cadere o inciampare, capita che ci svegliamo di scatto per evitare il ruzzolone. In alcuni casi, quando la paralisi indotta non è abbastanza forte e i muscoli non sono del tutto assopiti, si hanno anche casi di sonnambulismo.

Gli stimoli esterni che giungono dall’ambiente circostante, come un rumore o una musica, spesso influiscono sui sogni e vengono integrati nella vicenda. Se sogniamo per esempio di stare a scuola, il suono della sveglia può trasformarsi in sogno nella campanella scolastica, o magari sogniamo qualcuno che sta fischiando, mentre in realtà sono gli uccelli che cinguettano fuori dalla finestra, alle prime luci dell’alba.

Durante le fasi di sonno REM (“Rapid Eye Movement”, con gli occhi in rapido movimento, proprio come se stessero assistendo a qualcosa) l’attività cerebrale è in piena funzione e l’elettroencefalogramma risulta molto simile a quello di una persona sveglia. Le parti del cervello associate alla logica sono però disattivate, mentre quelle associate alle emozioni, alla percezione visiva e alla memoria sono attivissime, ma senza quindi la guida razionale che di giorno le tiene sotto controllo. Il cervello elabora sensazioni, emozioni e ricordi traducendoli in sogni; i quali poi, interpretando i segnali cerebrali, pare che ci aiutino così a superare i traumi e a smussare gli spigoli emotivi della vita quotidiana. Potremmo dire che i sogni servono a diluire le esperienze vissute nella realtà: quando  subiamo un trauma spesso lo riviviamo in sogno in altre forme, provando emozioni simili ma vissute in altri contesti e in maniera più irrazionale. Col tempo poi i sogni si affievoliscono, inglobando altre esperienze di vita meno traumatiche presenti in memoria.

Alcuni sogni sono talmente realistici e “convincenti” che persino le nostre abilità manuali ne vengono coinvolte. Uno dei sogni che ricordo meglio è quello che feci nel lontano 1979 in ospedale, quando venni operato di peritonite.

(2 – Continua)