Sogno o son desto? (4)

Sonno creativo

Sonno creativo

Se riuscissimo a memorizzare e annotare tutti i sogni che facciamo di notte, diventeremmo tutti dei grandi romanzieri e sceneggiatori. Ognuno coi propri racconti e col proprio stile.

Esistono in effetti differenze tra i tipi di sogni che facciamo, soprattutto tra i sogni degli uomini e quelli delle donne.

Diversi test rivelano che gli uomini sognano più spesso situazioni aggressive mentre le donne hanno sogni con più dettagli e con situazioni più complesse. Sebbene le sceneggiature dei sogni appaiano spesso grottesche e paradossali, di volti e di personaggi invece il cervello non ne inventa di nuovi: non sogniamo mai facce sconosciute. Quelle che appaiono nelle nostre avventure oniriche sono persone che abbiamo già visto, magari solo di sfuggita, e che il cervello ha memorizzato. Anche se nei sogni si tratta spesso di personaggi strani, sono pur sempre persone già viste, da svegli. Lo stesso vale per gli oggetti: a volte ne compaiono di nuovi e insoliti, ma sono la decomposizione o destrutturazione di oggetti già visti da qualche parte.

Una volta la lingua italiana aveva un’espressione, o meglio una domanda, che interpretava lo stupore di chi si trovava davanti a qualcosa di incredibile e stupefacente: “sogno o son desto?”

Si trattava di un dubbio più che legittimo, dal momento che è durante i sogni che viviamo le esperienze più inverosimili. Ma anche le più inventive. Abbiamo già visto che i sogni, anche se si dimenticano, hanno comunque la funzione importante per la nostra mente di ridurre l’impatto traumatico delle emozioni. E non paghi di attenuare le nostre esperienze negative, i sogni ci aiutano anche a sviluppare caratteristiche positive, a fare scoperte nuove e a risolvere problemi, facendoci ignorare la logica che useremmo da svegli. Stimolano la mente a cercare soluzioni innovative che si rivelano straordinariamente vincenti.

Sognare sembra essere il nostro stato di coscienza più creativo, quello in cui dal caos delle conoscenze immagazzinate nascono nuove configurazioni. Siamo inventivi e creativi nel sonno, abbiamo intuizioni e visioni senza i pregiudizi e le inibizioni della realtà quotidiana. Che sia per risolvere problemi, per superare traumi o più semplicemente per trovare spunti creativi, la cosa migliore sembra essere dunque quella di dormirci su. E sognare. Come accade a tanta gente che si sveglia la mattina con un’idea brillante che scioglie un dilemma, insormontabile solo la sera prima.

O che dopo notti tormentate si sveglia una mattina senza più un fastidioso sondino nel naso. A proposito, dopo quell’operazione rimasi ricoverato in ospedale per una decina di giorni, entrando così in rapporto amichevole con gli infermieri e gli altri degenti. Quando venni dimesso l’infermiera mi congedò dicendomi che – vista la mia abilità nel maneggiare le attrezzature mediche – sarei potuto diventare un buon dottore o un bravo infermiere. Le risposi che di solito svengo solo alla vista del sangue, e che quindi mai e poi mai avrei potuto studiare medicina. Nemmeno per sogno.

(4 – Fine)