Buon lavoro! (1)

Telelavoro

Telelavoro

Pochi anni prima della pensione ho fatto appena in tempo ad essere coinvolto nell’ultima frontiera del mondo del lavoro. Il telelavoro (o smartworking, come viene anche chiamato in Italia) è diventato d’attualità col distanziamento forzato imposto dalla pandemia, che ci ha richiesto di lavorare il più possibile da casa, collegandoci a internet e incontrandoci a distanza nelle riunioni virtuali.

Grazie alla rete abbiamo potuto continuare a operare nonostante quarantene e isolamento. Peraltro, il lavoro a distanza esisteva già in molte aziende, e molte delle pratiche introdotte in quest’emergenza sono restate in vigore anche dopo la pandemia. Nella Storia è accaduto spesso che strumenti adottati in via temporanea, per ovviare ad emergenze e situazioni di crisi, sono diventati poi di uso comune, trasformando le crisi in slanci di rinnovamento.

Le riunioni su Teams e Zoom diverranno ancora più interattive nel prossimo futuro, grazie alla realtà virtuale ampliata che ci farà interagire a distanza come se ci trovassimo nello stesso luogo. La diffusione del telelavoro come prassi abituale richiederà comunque adattamenti: per lavorare da casa stabilmente dovremo affrontare bioritmi diversi, non avremo più molti contatti personali e avremo bisogno di spazi pensati all’occorrenza, che rendano più naturale la separazione tra lavoro e famiglia. Dovremo riuscire quindi a separare sia fisicamente che mentalmente la sfera privata da quella lavorativa, scollegandoci e spegnendo il computer fuori dal lavoro. Senza presenza fisica in ufficio le imprese dovranno inoltre riconsiderare contratti, protezione sociale e sicurezza.

Ma c’è chi paventa anche il rischio che le nuove tecnologie possano togliere posti di lavoro, con l’esplosione dei servizi online e il conseguente bisogno sempre minore di forza-lavoro umana.

Nell’era della globalizzazione e dell’automazione, il lavoro fisico sembra diventato ormai quasi un fastidio: meno ce n’è meglio è. Molte aziende tendono ad accrescere il loro valore tagliando il personale, esportando il lavoro dove costa meno, o importando lavoratori stranieri, sottopagati e senza garanzie. Ma è soprattutto la rivoluzione tecnologica e informatica che potrebbe sconvolgere il mondo del lavoro,  facendo scomparire vecchi mestieri e rendendo obsolete molte abilità e competenze. La realtà virtuale e l’automazione stanno sostituendo gli uomini in molti impieghi, laddove sono in gioco la salute e la sicurezza, ma non solo. Sempre meno lavoratori in carne e ossa operano ad esempio ai pedaggi autostradali, dove si paga alle macchinette o coi “telepass”, o a biglietterie e sportelli al pubblico, rimpiazzati dai servizi online; gli operai vengono sostituiti dai robot, i contabili dai programmi informatici, i negozianti dall’e-commerce, i tipografi dai giornali online, gli agenti della sicurezza dai droni…

(1 – Continua)